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mercoledì 17 dicembre 2025

Il drone ci guarda, e ci bombarda

Le due guerre, in Palestina e in Ucraina, hanno consacrato l’uso dei droni quale arma. Con funzioni sostitutive di vasto impiego nell’aviazione (osservazione e caccia) e in artiglieria (aggiustamento e tiro). Israele li ha subiti, di fabbricazione iraniana, in uso agli Hezbollah e ai Pasdaran. Ma poi li ha utilizzai diffusamente, per la sorveglianza di Gaza e del Libano, e in funzione operativa nei bombardamenti dell’Iran e della stessa Gaza. In Ucraina sono stati probabilmente l’arma di difesa più efficace per Kiev, in terraferma, nel mar Nero, in territorio russo.
I droni hanno sostituito i ricognitori classici: l’aviazione leggera e, in artiglieria, gli osservatori sul campo. L’Ucraina, che allo scoppio della guerra ne era sprovvista, se non per una trentina di “avvistatori” di fabbricazione turca, con i quali ottenne alcuni successi in Crimea e contro la flotta russa, ne ha fatto un uso decisivo per bloccare l’“Operazione Speciale” russa. Sviluppando una propria capacità di produzione, e strategie nuove di impiego, specie in territorio russo. Lo stesso ha fatto la Russia, utilizzando dapprima i droni iraniani Shahed, droni”suicidi”, senza ritorno, poi producendoli in proprio, con adattamenti.
La Russia ha sviluppato soprattutto droni First Person View (Fpv), pilotabili a distanza, forniti di registrazione radiocomandata delle immagini, e anche di cariche esplosive in grado di penetrare le corazze dei mezzi pesanti a terra - entro un raggio d’azione ancora limitato, fino a 30 km. Usatissimo da Israele a Gaza, Gerusalemme e Cisgiordania. L’altro tipo di droni, droni “suicidi”, funziona come un missile, è cioè a perdere, anche se per un raggio d’azione ampio, fino a 2.000 km, e con esplosivo però ridotto, di 4-50 kg. Ma costa poco, 35 mila dollari – il costo minore di un missile, anche del missile anti-aereo, come quello in uso in Israele, varia tra 1 e 2 milioni di dollari.

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