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Non ci resta che l’immigrazione
I governi sono ovunque, nell’emisfero
settentrionale, più o meno “sovranisti”, in teoria contrari all’immigrazione,
ma dappertutto aprono le frontiere (e dove le chiudono, negli Usa e in Germania,
è per “scegliersi” gli immigrati): per non fermare l’economia, e i servizi
sociali. A partire dalle pensioni, c’è bisogno di nuovo lavoro, e quindi, nel
deserto demografico del Nord del mondo, di immigrati - perfino il Giappone ha rotto ultimamente la secolare avversione, e ora ha tre milioni di lavoratori immigrati.
L’ultimo decreto del governo Meloni,
il 30 giugno, prevede nel triennio 2026-2028 l’ingresso di mezzo milioni di immigrati:
è un 10 per cento più del decreto precedente, dello stesso governo. La metà dei
nuovi assicurati Inps tra 2019 e 2024 sono immigrati. Il “made in Italy” è per
un quarto opera di immigrati – con punte del 40 per cento in agricoltura.
La Ue restringe il diritto di asilo,
ma perché comporta costi elevati. Mentre si moltiplicano gli accordi extra-Ue
per un’immigrazione controllata, sulla scia del Piano Mattei, sempre del governo
“sovranista” Meloni, con alcuni Paesi africani – la Germania con il Kenya, e tratta
con la Tanzania.
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