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lunedì 28 febbraio 2011

La Juventus come Torino, e come la Fiat

Avrà da lavorare il futuro nuovo sindaco Fassino per ridare smalto a Torino. L’infinita incapacità che la Juventus esibisce è prodromo di una malattia forse irreversibile della città, come già della Fiat, in questo centocinquantenario dell’unità che fu la sua gloria. Il sindaco uscente Chiamparino ha turato qua e là le falle in questi dieci anni, ma, malgrado i fondi speciali per l’Olimpiade invernale, la barca resta traballante. La Juventus è per moti aspetti solo l’aspetto più evidente del naufragio. Ultimo residuo sabaudo e non milanese nell’Italia da bere che Torino e la Fiat si fanno abbattere dalla solita farlocca inchiesta con intercettazioni ambrosiano-partenopea. Col solito contorno dell’eterna faida tra l’Avvocato e Umberto, ora trasposta nei nipoti dell’Avvocato col figlio di Umberto. Che lascia nuda e inerme la squadra come già l’Avvocato aveva lasciato la Fiat.
John e Lapo Elkann, si ricorderà, esordirono partendo alla conquista della Juventus, contro Andrea. Contro di lui (si dice contro Moggi, ma in realtà era contro Andrea) sono andati a proporre la retrocessione della squadra, senza alcun accertamento. Per poi riaffidarla allo stesso Andrea, dopo i disastri di un quinquennio, ma per meglio mettere il cugino nel mirino. Isolandolo nella stessa società, e senza reali poteri decisionali. È in questo quadro che John Elkann si fa vedere ora in giro a parlare con Marcello Lippi, che dovrà prendere in mano la squadra.
Ma nemmeno questa sarà una soluzione, c’è da scommettere, perché tutto congiura alla dissoluzione. Lo sanno bene i calciatori, che per questo sul campo più che brocchi si mostrano smarriti. Passano la settimana in atmosfere cupe e gelide, a Vinovo e in città. Minacciati di licenziamento o riduzione degli ingaggi. Specie i campioni che nel 2006 non abbandonarono il club, e ne avrebbero avuto tutti i titoli, per concludere una gloriosa carriera giocando in altri club europei appezzati e vincenti, Buffon, Del Piero, lo stesso Chiellini. Deschamps fu licenziato per questo, che con professionalità aveva risollevato il club dalle sabbie mobili della seconda serie, e da allora tutti i cani, compreso il giornale sportivo, sono aizzati contro chi s’illude di gareggiare per qualcosa. Sembra folle, e lo è. Ma è la realtà, del club, della città, della Fiat. Impersonata da questi tre gigioni senza qualità, ai quali danno fastidio perfino Buffon e Del Piero: non li hanno mai ringraziati per essere rimasti in serie B, e periodicamente gli montano contro i giornalisti di corte. Uno squallore che, ben più delle sconfitte senza onore della squadra, dice lo stato della città, e della Fiat.

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