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domenica 8 gennaio 2012

L’alchimista Andreotti e la liquefazione della Dc

Vent’anni fa, ai primi del 1992, si poteva scrivere:
Andreotti ha resistito, a De Mita, ai referendum e a ogni altra tempesta, e ora si capisce il perché. Il perché vero, non quello ufficiale, conquistarsi qualche record di durata. Anche se con un governo, al solito, inesistente. Ha naturalmente un progetto politico, anche se l’ostinazione è il suo carattere, e il potere la sua unica politica. E un progetto che al solito passa per lo sfiancamento degli alleati. Ma con una novità.
La chiave è nel suo rifiuto la scorsa primavera di favorire le elezioni anticipate. Votare col comunismo mala pianta e Ochetto allo sbando avrebbe voluto dire favorire i socialisti. Andreotti l’ha tirata in lungo anzitutto per non favorire i socialisti - è un fatto, anche ovvio: il suo compito al governo è stringere il cappio attorno a Craxi, con l’inattività e qualche scandalo, così come l’aveva fatto nel 1979 fa con Berlinguer. Ma, di più, è alla formula politica che lo esprime che tira il siluro, con applicazione. L’uomo che si spostò da un giorno all’altro dalla destra alla sinistra, e poi al centro-sinistra, si prepara ora allo “sciogliete le fila” del dopo guerra fredda. Che “lui” dovrebbe poter ricomporre o dirigere correndo da solo la sua ultima avventura, il Quirinale. E così è ai patiti del centro-sinistra nel suo stesso partito che egli mira, a Forlani e ai suoi quelli che l’hanno sostenuto al governo contro il ferocissimo De Mita. Andreotti non si cura degli avversari ma dei parenti: saranno loro le vittime sacrificali della sua ultima avventura.
È un paradosso che la scienza politica (Duverger) ha spiegato con la Quarta Repubblica francese, su cui la Repubblica italiana è ricalcata: il Nemico non sta dall’altra parte della barricata ma accanto. È il carattere e la strategia da sempre di Andreotti. Tirare le cose in lungo ha un solo senso: lasciare alla corrente sotterranea del dopo guerra fredda la possibilità di dispiegarsi. Questo significa che non soltanto il Pci ma anche la Dc dovrà liquefarsi – i socialisti? nella cultura di Andreotti non “esistono”, a parte quel Craxi ingombrante. Aver votato prima significava cristallizzare la Dc prima della liquefazione. Votando tra cinque o sei mesi è possibile che la vecchia Dc non cristallizzi più, e anzi è probabile.
Ma si può attribuire al pur ghignante Andreotti la volontà surrettizia di liquidare il suo partito? Perché no, anche questo è ovvio: è costruirsi un glorioso mausoleo, immortalandosi in un paio di settennati al Quirinale. E può essere uno squallido personaggio capace di tragedia? Squallido politicamente prima che moralmente (i dossier). Questo è più dubbio, ma la tragedia già c’è stata con Moro.

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