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lunedì 8 luglio 2013

Quanti lutti in Omero - con Zeman

“Perché Omero, e non gli altri poeti del Ciclo?” Perché solo Omero è rimasto, e s’è imposto? È così, banale, che Nucci ci riporta alla lettura dei poemi. C’è bisogno di semplicità – di riscoprire i “fondamentali” – per sfuggire alla cappa egualitaria (indifferente) postmoderna, in cui tutti i testi sono uguali, solo compiaciuta di se stessa (ermeneutica), della “sovrainterpretazione”. Partendo dalla “condanna” della poesia da parte del poeta Platone, il refutatore di Omero. E in particolare dalla “pervasività delle lacrime in Omero”, che Platone specialmente condanna.
Strada facendo, ci imbattiamo in molte specialità omeriche, le “parole alate”, il sorriso arcaico, indefinito, la morte ambigua, e altre, notevoli e minime. Definitivamente Odisseo è Metis, l’astuzia e non la menzogna, uomo di “pensieri ben calibrati” al fine di celare la verità – la comunicazione in antico è sempre riservata, nella pratica assorbente dello scongiuro della malasorte. Lo stesso vale per Telemaco, e per Penelope. La prima cosa che Odisseo dice una volta sbarcato a Itaca, pur avendo deciso di non rivelarsi, è: “Odioso per me come le porte dell’Ade è colui\ che, alla miseria cedendo, spaccia menzogne”. Lo assicura al porcaio Eumeo, suo “fratello” in fedeltà. Odisseo è polymetis, non bugiardo. Ladro spergiuro è il nonno di Odisseo, Autolico. Che in odio al mondo ha voluto per il nipote quel nome, l’odiatore (o il sofferente), da odyssomai, odiare, soffrire.
Una “lettura” di Omero al modo come si sono imposte le letture pubbliche di Dante. Nucci non è un attore, ma svolge la sua trama incalzante, gustandosi una bella erudizione, e un po’ delle sue riscoperte trasmette al lettore. “Non troviamo nell’«Odissea» l’uomo dall’indomita curiosità descritto da Dante”. L’“Iliade” è il poema dell’ira, come si sa, ma anche un “poema della morte”. L’“Odissea” della memoria. Nucci rivaluta su questo tema anche la parte dell’“Odissea” che “si salta”, la Telemachia, i canti iniziali sui viaggi di Telemaco alla ricerca del padre Odisseo – “in verità di se stesso, della sua memoria”. In particolare a Sparta, allora come oggi fiorita e graziosa, non la città truce della storia, per ascoltare Menelao e il saggio Nestore.
Nucci rivisita Sparta con Leigh Fermor. Ma più in generale i luoghi omerici visita con lo stesso metodo di Leigh Fermor, aperto alle persistenze. Luoghi e persone trovando così che, senza suggestione, si presentano al viaggiatore – si presentavano prima della catastrofe assurda dell’euro – classici, nei modi e nei detti delle minute occasioni, un procedimento emozionante. In luoghi malgrado tutto ancora classici non soltanto nel nome, il Ceramico o Troia, Micene, il Sipilo sopra Magnesia-Manisa, la Via Sacra, da Atene a Eleusi, che pure è un raccordo anulare trafficatissimo.
Un metodo che si può dire efficace per esperienza. Nucci rievoca l’arrivo a Micene fuori orario per visitare la porta dei leoni e “le rovine della città antichissima”. Che tuttavia, benché intraviste a distanza, lo commuovono. È arrivato troppo tardi per aver voluto aspettare che i torpedoni turistici facessero rotta per le pensioni. Avendo praticato per anni il metodo opposto di Nucci, si può testimoniare che l’emozione è reale. La ricetta è – era - farsi la Grecia nella stagione morta, tra il turismo primaverile dei pensionati a buon mercato e le folle estive. E alle visite dei luoghi affollati, Partenone, Delfi, Olimpia, Micene, presentarsi all’apertura, alle otto, quando i guardiani ancora si stirano. A Micene, però, era giorno di chiusura. Aspettare un giorno si poteva, è il privilegio del turismo fuori stagione. Ma la determinazione sortì l’effetto opposto. “Aspettate”, fece a gesti il guardiano. Tirò su la stringa delle ciabatte, chiuse il gabbiotto, e guidò i visitatori là dove la recinzione aveva un buco. Fu così possibile vedere Micene in solitario, senza fretta, e senza danno per nessuno – l’aneddoto è scorretto e non andrebbe raccontato, la Germania non gradirà, ma legge questo sito?
Queste lacrime Nucci dedica, provocatoriamente?, a Zdenek Zeman – quanti lutti, per tutti.
Matteo Nucci, Le lacrime degli eroi, Einaudi, pp. 209 € 11,50







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