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giovedì 18 giugno 2015

L’intelligenza di Londra

Ettore Livini su “Repubblica”: “Durante la crisi del 2012 la stampa inglese, mai smentita, ha parlato di aerei-cargo carichi di euro in contanti spediti da Italia e Germania alla Grecia per far fronte alla crisi di liquidità”.
Come si fa a smentire un aereo-cargo, anzi più aerei-carghi, carichi di bigliettoni? E perché smentire la stampa inglese, che nessuno in Inghilterra prende sul serio – basta divertirsi alla lettura?
A Renzi Cameron ha assicurato che lo aiuterà a bloccare il traffico di carne umana in Libia “tramite i nostri servizi di intelligence”. Gli stessi che hanno portato alla guerra a Gheddafi e all’installazione in Libia del mercato della carne umana.
E parliamo solo dell’intelligence politica e militare. Poi c’è quella finanziaria, dove anche lì Londra è come il prezzemolo, c’entra dappertutto: tutti gli affari segue, apprezza, deprezza, rivaluta, svaluta, anche a mezzo stampa.
L’intelligence è merce apprezzata a Londra. Le Carré ci ha costruito una fortuna e molti brillanti e brillantissimi scrittori e intellettuali si vantano di averne fatto parte, da Graham Greene a Anthony Blunt. Ma è una merce in un mercato? Perché è la stessa intelligence  che sorveglia da un secolo Mosca senza sapere nulla di quanto vi sta per accadere, dalle rivoluzioni del 1917 a Putin. Che al suo meglio aveva provocato la guera disastrosa all’Irak, prima che alla Libia. E voleva la disgregazione della Siria - da dove vengono i disperati della Libia. Chiudendo il cerchio: come se provocasse il danno per risaldare il business.
Le ragioni del mercato sono rispettabili. Ma fino a un certo punto. Una volta, per chi viaggiava nel Medio Oriente, c’era il “tassista di Beirut”. Tutto quello che si voleva dire di un mondo che non si conosceva si attribuiva al tassista di Beirut, naturalmente poliglotta e molto bene informato. L’intelligence britannica è certo più furba del “tassista”, ma non innocente.

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