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martedì 16 giugno 2015

Céline a noi

Céline torna nel pantheon di destra. Dove si voleva, ed è sempre stato, ma non più da anarchico individualista, né da conservatore: da fascista – anche se avrebbe obiettato. Per questo anzi celebrato, goduto. I cinquant’anni della morte dello scrittore non hanno prodotto altro.
Un centinaio di celiniani, molti italiani, rievocano l’emozione della prima “frasetta” di Céline, il primo incontro con la sua “musichetta”. Rigorosamente di destra, l’antisemitismo non fa velo. Convitati da un celiniano che fa il funzionario di polizia, e da tempo si adopera per la pubblicazione dei libelli antisemititi..
Non per celiniani, non aggiunge nulla, malgrado la presentazione di Henri Godard. Ma per un Fascist Pride, se esistesse, sì.
Eméric Cian-Grangé, Céline’s Big Band: d’un lecteur l’autre, Pierre-Guillaume de Roux Éditions, pp. 400 pages, € 25



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