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venerdì 19 giugno 2015

Žižek alla crociata

Blasfemo è questa volta il filosofo sloveno, anche se il taglio è da pamphlet, da scritto polemico. Averlo redatto a caldo, dopo le stragi di Parigi, non esime. Il fondamentalismo e il liberismo sono lo stesso - i decapitatori sono gli speculatori in Borsa, E lo scontro di civiltà è inevitabile: c’è un islam buono, perfino libertario ma… . A mezzo tra storia, teologia, Ottantanove, psicoanalisi e giornalismo, Nietzsche, Yeats, Benjamin. Leninista prima del 1989, e psicoanalista, filosofo a tempo perso, qui si vede.

Apparentemente Žižek ha i nervi saldi. “Dialoga” col filosofo indo-pakistano Abu l-A’la Maududi, inventore dello Stato Islamico, del nome. E con Sayed Qutb, il pensatore fondamentalista egiziano che Gilles Kepel ha esumato in “Il profeta e il faraone”, nella storia dei Fratelli Mussulmani, ora icona dell’Is, fatto giustiziare da Nasser nel 1966 per un tentativo di colpo di Stato. E si rifà all’islam “delle origini”. Ma per meglio stigmatizzarlo, ricorrendo a un artificio che sembra originale ed è antico, di una rimozione-interdetto fondamentale che sarebbe la “dipendenza dell’islam dal femminile”. Un interdetto forse scientifico, ma un torto ai maschi e alle femmine, anche fuori dell’islam.

Žižek non teme di essere tacciato di islamofobia. Ma ricaccia il fondamentalismo nella premodernità, malgrado la scaltrezza finanziaria e informatica. “Quanto dev’essere fragile la fede di un musulmano se si sente minacciata da una stupida caricatura in un settimanale di satira? Il terrore fondamentalista non si fonda sulla certezza della propria superiorità e sul desiderio di salvaguardare l’identità religiosa e culturale dall’assalto della civiltà consumistica globale. Il problema dei fondamentalisti non è che noi li consideriamo inferiori, ma che loro stessi si sentono segretamente tali”. Bestie.

Slavoj Žižek, L’islam e la modernità. Riflessioni blasfeme, Ponte alle Grazie, pp. 94 € 9

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