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martedì 12 luglio 2016

I tradimenti di Conrad

Si gioca alla rivoluzione anarchica. Per complotti che inevitabilmente falliscono. Col tradimento. Una tematica oggi scontata, dopo tante esperienze reali di questo terrorismo “conradiano” – in Italia con le Br e assimilati. Ma all’epoca coraggiosa, come usa dire: controcorrente.
I complotti inevitabilmente falliscono. Questo lo sanno tutti, e infatti Conrad non ci punta. Non inscena un complotto, indefinito, ma i caratteri del complotto, una dozzina. Il tradimento, magari a scopo rivoluzionario, o col sacrificio personale, è tema ricorrente di Conrad – ne era un’ossessione? In questo “romanzo”, che ne è un classico, ma anche in tanti racconti. Un paio dei quali altrettanto espliciti come tema: “L’informatore” e “Un anarchico”. Quest’ultimo  una storia di soprusi, della Legge anzitutto, che come ovunque è in Conrad inflessibilmente cattiva – marcia o stupida. Ma anche dell’anarchia come violenza, “il cuore caldo e la testa debole” – la storia di una delusione, non c’è anarchisa possibile. Uno dei tanti emblemi – i suoi personaggi sono molto emblematici - del conservatorismo di Conrad (formidabile, se il più eccessivo di tutti, il Kurtz di “Cuore di tenebra”, fu la lettura di molto Sessantotto).
Molto conradiano anche, e memorabile, il racconto freddo della perversione degli animi candidi, l’ansia del fallimento. Che, si sa, lo ha perseguitato fino all’età matura. Conrad adolescente s’imbarcava come mozzo non per amore del mare – non sapeva nuotare – ma per sfuggire a una brutta storia familiare e nazionale.
Una peculiarità evidente alla rilettura è che Conrad è molto europeo in queste tematiche, in sintonia con i tanti altri scrittori del genere nel continente, e per nulla inglese – forse per questo il romanzo fu accolto con freddezza all’uscita, e anzi con caustici commenti. Questo è il suo punto di vantaggio, secondo George Orwell ((“L’uomo venuto dal mare”, ora in “Gli anni dell’«Observer»”), suo tardo ammiratore e uno dei pochi in Inghilterra: il romanticismo. E cioè, in fondo, “l’amore per il nobile gesto”. Nonché, aggiunge, “la notevole comprensione della politica cospirativa”. Conrad, dice Orwell, aveva in orrore anarchici e nichilisti, e nello stesso tempo li ammirava: “reazionario magari in politica interna, ma ribelle alla Russia e alla Germania”.
Joseph Conrad, L’agente segreto

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