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mercoledì 9 ottobre 2019

Appalti, fisco, abusi (158)

“Bonus anti-contante sì, no a tasse verdi e aumenti Iva”, sondaggio Winpoll-Il S ole 24 Ore. Si può ironizzare sull’Italia di Greta e il no alle “tasse verdi”. Ma l’Italia paga già un’enormità di tasse verdi in bolletta. Gli “oneri di sistema” sono i contributi che ognuno deve pagare per le cosiddette fonti di energia rinnovabili (eolico, idraulico, eccetera): il 25 per cento circa della bolletta elettrica, e il 10 per cento di quella del gas.
Un furto colossale, di 6-7 miliardi l’anno. A beneficio di Enel Green Power, e di una miriade di piccoli operatori nati in funzione degli “oneri di sistema”, per appropriarsene.
Sugli “oneri di sistema”, che è una tassa, si paga anche l’Iva.

I siti delle maggiori utilities sono i meno servizievoli, e anzi indisponenti.  Accedere a Tim.it e My wind è un supplizio. Per fortuna devono solo far pagare la bolletta, il servizio va avanti da solo.
Altre utilities rendono l’accesso impossibile sul cellulare. Per esempio Nexi, senza motivo.

Denunciano le Iene quello che a Roma tutti sanno: che gli appaltatori dell’immondizia non raccolgono l’immondizia. Se non saltuariamente. Quella degli esercizi pubblici (bar e ristoranti) e carta e cartoni soprattutto: passano una volta ogni mese – o due. Hanno pochi mezzi e fanno un quartiere a notte.

Appaltatori dell’Ama, l’azienda municipale dei rifiuti a Roma, sono le quattro ditte che, avendo perso l’appalto nel 2013 a favore di Buzzi e le cooperative della 29 giugno, lo avevano denunciato per corruzione. I quattro potrebbero avere avuto gli appalti in modo pulito, ma semplicemente non erogano il servizio. Le cooperative di Buzzi l’immondizia la raccoglievano: la corruzione con loro si è pagata una volta sola, al momento dell’appalto. Con i denuncianti si paga ogni giorno.

Buzzi, si sa, corrompeva questo e quello – non li minacciava, li pagava, assessori e dirigenti. A Roma usa così. Anche semplicemente per avere l’allaccio del gas, della luce, del telefono – per averlo quando se ne ha bisogno, non dopo mesi: bisogna pagare, un “caffé” (10 euro), un “pranzo” (50), una cena” (20).

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