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domenica 6 ottobre 2019

La candidatura


C’è festa grande alla Casina col cuoco di D’Alema, seppure en petit comité. Lui ha presentato lei mentre fervevano le candidature tra gli Amici. Un saggio lungo, importante, pensato, articolato: la spinta decisiva per la vittoria di lei.
Lei ne è esilarata. Lui è il playmaker. Ma ne è scontento.
- L’ho scritto perché lei aveva parlato male di me, ne ha parlato a conoscenti comuni, del mio lavoro, della mia scrittura.
- Vuoi dire che hai scritto cose in cui non credi?
- La critica è esercizio supererogatorio. È gratis: c’è cosa ci metti.
- È vero, il buon critico diventa lo scrittore. O lo scrittore è il suo buon critico. Molto meglio Debenedetti o Macchia dell’originale Proust, più fantasia, migliore scrittura, più corroborante, Proust è noiosissimo.
- Sì, lo scrittore è solo un’esca, a una buona critica.
- Lo scrittore d’arte.
- Per il narratore certo è diverso.
- Lo scrittore d’accademia.
- E dunque l’abbiamo sistemata, la vendetta è consumata. Ma non ti sento sollevato.
- Non sono tranquillo.
- Per un problema di lealtà? Di personale rettitudine?
- Si bluffa sempre, si sa, e s’imbroglia quando si scrive, è teatro, sentimenti finti, quinte e impalcature. Non c’è uno scrittore peggiore dell’altro, in fondo si scherza. - Nella festa è triste per la novità, per la prima volta è insofferente: - Vedo questo trionfo, questa donna gongolante, questa celebrazione che mi viene quasi ascritta a premio, e non m’interessa. Ma più mi meraviglia l’atto della scrittura. Per molti anni mi ha accompagnato ogni giorno. Un atto semplice e tonico, un ricostituente.
- Quando il rito si slabbra, anche il mito si sfilaccia.
- Credo che lei sia un po’ innamorata di me, e questo mi disgusta.
- Vedrai che passa, basta un po’ d’aria.

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