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giovedì 10 ottobre 2019

Il calcio degli arbitri

Ventidue punizioni fischiate, su una trentina, dell’Inter che “gioca” a non far giocare la Juventus. Senza un’ammonizione – la prima arriva al minuto 87. Anche se alcuni erano da espulsione.  Ammonizione subito invece, senza motivo, a uno juventino, uno della difesa - che, si sa, è l’organico debole della squadra torinese. Doppiata dall’annullamento di un gol spettacolare, da calcio vero, per un fuorigioco “centimetrico” come dicono i giornalisti, cioè inesistente – il fuorigioco si dà nel calcio non per i centimetri. Lodi sperticate all’arbitro della partita, Rocchi, da tutti gli arbitri commentatori dei media.
È tornato l’arbitro che decide lui la partita. Il complesso Collina, l’arbitro di Galliani e Berlusconi, e il Var hanno dato il calcio, in Italia, in mano agli arbitri. Che per questo è asfittico, non giocato bene - se non a sorpresa, da squadre contro cui gli arbitri non hanno potuto pianificare il loro potere, oggi Atalanta e Cagliari, ieri Lazio.
Si dice: è l’Uefa, sono  regolamenti. E in parte è vero – non per nulla Collina è stato a capo degli arbitri Uefa. Ma non del tutto, c’è ancora il calcio giocato in Europa. L’arbitro scozzese di qualche giorno prima, di Juventus-Borussia, era un arbitro e basta. Arbitri tranquilli si vedono nel campionato inglese, in quello tedesco, in quello francese – qui si gioca anche a grandissima velocità. I regolamenti c’entrano poco. C’entrano, come dappertutto in Italia, paese senza potere, i giochi di di corridoio, di cortile, di potere.

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