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venerdì 26 giugno 2020

Il governo del non governo, o il levantinismo al comando

Il governo non governa, malgrado gli annunci. Malgrado la crisi terribile, economica e già sociale. L’attività dimezzata a un mese, quasi, dalla riapertura? In tutti i settori, produzione, commercio, servizi? La domanda debolissima? Il debito? I rinvii Ue – mentre Usa e Cina, e anche Germania e Francia dentro la Ue, dispongono e fanno? La scuola?  La Libia? Il ritorno dei migranti? Huawei? 
L’impoverimento è dietro l’angolo, non fra una generazione o un decennio: in autunno, in inverno. Ma il governo solo si occupa di fare le nomine. In concreto – a parole ha già varato una mezza dozzina di piani di rilancio. E promette assunzioni, decine, centinaia di migliaia di posti, che sa di non potere-sapere fare - e perché poi. Per le poltrone negli enti e le aziende di Stato invece s’impegna al massimo: gli alleati si minacciano per i posti di potere anche la temutissima crisi di governo.  Mentre dei piani #avantitalia, decreto rilancio, edilizia (il credito fiscale al 110 per cento delle ristrutturazioni), non si sa se e dove sono.
Peggio è il contorno. Non c’è politica, nel senso che non c’è critica, non c’è opinione pubblica. Non un’analisi, non una condanna. Conte è un levantino vecchio stile, chiacchierone, simpatico, questo il segreto, e si sa, ma nessuno che lo dica – Fubini è solo nello stesso “Corriere della sera”, il suo giornale. Un entertainer, non innocente – del tipo “come li faccio fessi”. Che Rai e Sky tg 24 provvedono ad amplificare. 
Si vivacchia con l’eterna questione estiva del pos contro contanti. Con premi che non vedremo mai per l’uso delle carte di pagamento – e perché poi. Robette di modesta inventiva, assicurata inutilità, assoluta imbecillità. E forse niente di meglio si trova in Italia di questo governo  

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