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giovedì 22 settembre 2011

Letture - 72

letterautore

Gor’kij – La trilogia autobiografica, specie “Infanzia”, le sofferenze di un bambino, è materia deprimentissima vivificata dalla scrittura – o dalla traduzione Bur, di EmanuelaGuercetti? Questo primo Gor’kij sarà la radice del neo realismo. Meglio di Verga e il verismo, che è parte della “questione del Mezzogiorno”, o del picaresco metropolitano di Dickens. Una radice doppia, per essere storia russa oltre che di deiezione, ma quanto più viva del suo epigono. La politica non è di beneficio alla letteratura – non lo è mai stata?

Nietzsche - Nietzsche contro Nietzsche è il suo vero libro, scritto con la vita: se la filosofia di Aristotele è la meraviglia del mondo, quella di Nietzsche è la meraviglia di se stesso, che anche nell’amata Italia visse come in un teatro, occupato a rappresentarsi.
Giustamente Nietzsche è Cristo in croce, come da ultimo pretendeva, per essersi autocrocefisso.

Pessoa – Gli eteronimi sono genere comune nella letteratura del Novecento, molto autoriale. In Pirandello, indirettamente, in Proust, tanto e scopertamente (un po’ Bergotte, tanto Charlus, specie nel rapporto sadico coi Morel, o Saint-Loup, che ama i bordelli, un po’ anche il malinconico Swann). Pessoa in realtà ne fa dei personaggi, distinti da se stesso. Ben costruiti, con carattere proprio, non rifiuti o escrescenze..

Proust – “Non che io fossi del tutto indifferente alla permanenza di Albertine in casa mia”. L’approccio a quella che potrebbe essere la prima redazione delle varie “Albertine”, che La Biblioteca di Repubblica intitola “Precauzione inutile”, conferma l’inaffettività di Proust. Scoperta com’è della patinatura, del testo rivisto e levigato: le 150 pagine sono un canovaccio dell’umbratile personaggio di cui Proust più si è fatto schermo. L’inaffettività si era supposta effetto dell’amore esaustivo della madre, che però non convince neanch’esso: la madre e l’adorata nonna ricorrono qui in molti spunti in necessari, se non alla derisione.
L’indifferenza è detta alla pagina quattro (p.18 della Biblioteca di Repubblica) di un racconto che si vuole d’amore. Dopo aver raccontato, come niente: “Ogni sera, sul tardi, prima di lasciarmi, infilava nella mia bocca la sua lingua”. Poco prima di assolversi:“Lo snobismo è una malattia grave dell’anima, ma localizzata e che non la guasta nella sua interezza”.
L’inaffettività l’autore limita alle sole donne: “Le doti intellettuali di una donna mi hanno interessato sempre poco, e se le ho fatte notare ora all’una ora all’altra, è stato per pura cortesia”. Ma Albertine è una che tiene in casa e a cui ha proposto il matrimonio “senza sentirmi”, dice, “minimamente innamorato”. La storia non funzione nemmeno a supporre Albertine un uomo: irridente, superficiale, ininteressante all’autore, se non come esercitazione di bravura – “certo, per natura il mondo dei possibili è stato per me più aperto di quello della contingenza reale”.
L’unica storia d’amore in cui Proust si sia cimentato, quale che sia il sesso di Albertine, è qui esposta onestamente nella natura stessa dell’innamorata-o, un manichino – una gruccia. La parte centrale del racconto, l’innamoramento, è centrata su Albertine “in tutto simile a me”. E l’innamoramento avviene quando Albertine dorme: “Ci sono esseri il cui volto assume una bellezza e una maestà insolite se soltanto non hanno più lo sguardo”. Il narratore la sta allora a guardare “per ore”. Un esercizio di onanismo. Che si conclude così: “Guardare dormire senza muoversi finisce per diventare stancante”. Il tutto alla vigilia, o per il sospetto, di una visita di Albertine in casa Verdurin, il posto più noioso delle “Recherche”.
L’amore? “L’amore è un male inguaribile come quelle diatesi in cui i reumatismi danno un po’ di tregua solo per fare posto a emicranie epilettiformi”.

Lo scrittore ha idee vaghe su come si organizza un rapporto d’amore (in mille forme certo, ma non in quella vaga e pretestuosa che lui predilige), e su questo aspetto non si documenta, non con le mamme e le zie, non con le corrispondenti, la vasta memorialisica su Proust non ce ne dice nulla. Albertine lo scrittore ci mostra in giro per la sua casa come una mantenuta, seppure giovane, il tipo di donna più diffuso nelle letteratura di svago fin-de-siècle.

letterautore@antiit.eu

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