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lunedì 19 settembre 2011

Dopo Berlusconi niente

Nominando Alfano capo (nominale) del suo partito, Berlusconi prepara, con Napolitano (e con la Procura di Milano?), il governo tecnico o di transizione, di Tremonti o Monti. Berlusconi ha fatto il cosiddetto passo indietro, Milano ora gioca pesante. Alfano invece, giovane-vecchio democristiano, potrà parlare con Casini, e forse anche con Bersani.
In questo senso si può dire la fine di un regime. Alfano assicura che dopo Berlusconi ci sarà Berlusconi, ma si sa che non ci crede, che lo stesso Berlusconi non ci crede – non ci sarà giudizio e non c’è difesa possibile da centomila intercettazioni. Nell’altra legislatura di governo, l’euroscettico Berlusconi era stato salvato dal “vincolo europeo”, alcune volte, nel semestre di presidenza, e nelle (poche) riforme, della previdenza, del lavoro. Ora lui stesso mostra di non credere al miracolo. Ma non c’è un candidato possibile al posto suo.
Non c’è però nemmeno opposizione. Che è frammentata e concorrente al suo interno. Meno che meno c’è un candidato credibile dell’opposizione. Un candidato sarà necessario con qualsiasi legge elettorale si voti. Di Pietro? Vendola? Marcegaglia? Casini? Montezemolo? Monti? Tremonti? L’elenco delle autocandidature è impressionante, ma nel senso della futilità. E così lo stesso Bersani. In precedenza Prodi aveva superato questo vuoto dell’opposizione, ma adesso si vuole fuori gara, e non c’è nessuno che ne approssimi la credibilità.

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