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domenica 8 febbraio 2015

Il guerriero Obama, per procura

Un debole, soggiogato dall’establishment militare-industriale? Un traditore? O un incapace? La guerra bestiale in corso in Medio Oriente, allo snodo che si direbbe cruciale fra Turchia, Siria e Iraq, e quella europea in Ucraina, sono state però da lui costruite passo dopo passo.
Un terzo fronte ha aperto in Libia, che poteva e potrebbe diventare devastante se Tunisia e Egitto, paesi urbani, non reggessero. E un quarto ha consentito che si formasse, con armi e soldi sauditi, in Nigeria. Con una certa accortezza: le aree scelte sono tutte tribali, Ucraina compresa, non riconducibili cioè alla diplomazia, alla ragione politica.
Non si può fare colpa a Obama del fanatismo mussulmano, ma in larga misura colpevole lo è. Dell’Ucraina lo è tutto: è una guerra che ha suscitato dal nulla, e ora ci impone. Come del resto su tutti gli altri fronti: lui li apre, ma fa poco o nulla, giusto quanto basta a coinvolgere gli altri, cioè gli europei.
Un modo di fare che potrebbe essere una strategia: fomentare le guerre non per vincerle ma per tenere aperti i fronti. Guerre lontane naturalmente dagli Usa. È quello che ha voluto in Afghanistan e Iraq, guerre che ha ereditato, è vero, ma ha condotto per sei anni senza vigore e senza alcuna intenzione di risolverle – una proposta, un’idea, un accorgimento.
L’Obama mussulmano era propaganda dei suoi avversari repubblicani. Lui è come se ne fosse giovato per mettere sotto scacco mezzo Occidente. 

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