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giovedì 12 febbraio 2015

Lo scandalo infinito della seconda Repubblica

Scandalo a Roma: nessuno paga l’affitto al Comune, anche se irrisorio: per 43 mila unità immobiliari gli incassi annuali non superano i 27 milioni, 628 euro di affitto annuo, 52 al mese. Molti peraltro non pagano. Compresi ristoranti rinomati e negozi con larga metratura in posti iperaffolati, Campo dei Fiori, piazza Navona, Fontana di Trevi. Ma non si dice lo scandalo vero: che il comune di Rma nemmeno sa di quanti immobili è proprietario. L’ultima giunta della corrotta prima Repubblica ne aveva disposto il censimento, e l’allineamento ai prezzi di mercato, ma la seconda Repubblica per prima cosa cassò il provvedimento.
Una storia che questo sito ha già avuto occasione di ricordare,
ma vale la pena riprendere:
“Il patrimonio del Comune di Roma ammonterebbe a 40 mila unità. Quasi tutte in zone di pregio. Il condizionale si usa perché il Comune non sa che cosa possiede. E non fa pagare l’affitto o lo fa pagare a canoni storici. Ogni tentativo di farne un censimento è stato fatto fallire.
“L’ultimo portò all’incriminazione della giunta Carraro e di tutti i consiglieri di maggioranza da parte della giudice Gloria Attanasio, finiana, allora usava, a ottobre del 1992: 44 persone. Per un processo che poi non si fece, il gip si disse scandalizzato dall’insussistenza del reato.
“La giudice Attanasio incolpava la giunta di pagare costi gonfiati alla società Census, che conduceva il censimento. Tanto le bastò per ottenere la decadenza della giunta. Il primo atto del commissario Canale fu di abrogare l’appalto. Pagando alla Census come penale più di quanto l’appalto prevedeva.
“Angelo Canale, ora alto magistrato della Corte dei Conti, sarà assessore al Patrimonio della giunta Rutelli, che venne dopo il commissariamento. In tale veste diede la gestione dell’immenso ma sconosciuto patrimonio capitolino a Alfredo Romeo. Un imprenditore napoletano, da cui ebbe regalie”.

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