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domenica 18 settembre 2016

Ma l’Italia i compiti li ha fatti

È diffusa ultimamente da Berlino, subito recepita da corrispondenti e commentatori italiani, la nozione che la crescita è un problema italiano e non europeo. Che la Spagna, la Francia e la Germania si sono tirate furori egregiamente dalla crisi, solo l’Italia no. Che l’Italia deve “fare i compiti”. Il che è falso.
Il governo tedesco, o meglio “i tedeschi”, governo, giornali, economisti più o meno governativi, hanno rimesso l’Italia nel mirino da un paio di settimane: Con due argomenti, non nuovi ma insistititi: la crescita è un problema solo italiano, perché l’Italia ha “lacci e lacciuoli” agli investimenti e al lavoro, e perché l’Italia ha troppo debito. Mentre sono due false verità, anche evidenti.
Che la Spagna e la Francia facciamo meglio dell’Italia è vero sul quindicennio dopo il 2000, grazie alla crescita ante-crisi. Dopo, annaspano anche loro. Solo la Germania va meglio dopo la crisi, dopo essere andata male e malissimo prima. Grazie al crollo del costo del suo debito, che è maggiore di quello italiano. Per l’uso concorrenziale che ha fatto della crisi, o effetto spread – “sto meglio finché gli altri stanno peggio, sto molto meglio se l’Italia sta molto peggio” (nel 2003-2004 lo spread sul Bund tedesco era minimo, trenta-quaranta punti). Di cui le campagne di stampa contro l’Italia sono palese manifestazione, per il debito e per le banche.
L’Italia non andava male prima, ma non riesce a uscire dalla crisi. Il perché è anche semplice: non ci sono investimenti pubblici in Italia da dieci anni. E non ci possono essere perché l’Italia è sotto torchio.
I compiti l’Italia li ha fatti, da tempo, ma a vuoto. Ha bilanci in attivo primario (al netto degli interessi sul debito) da venticinque anni. E si è sottoposta a ogni sorta di vincolo di spesa e di bilancio che la Bundesbank e Berlino hanno imposto, prima col patto di stabilità di Theo Waigel, il ministro di Kohl, poi col Fiscal Compact firmato da Monti nel 2012. Ha il mercato del lavoro più flessibile in Europa, da almeno vent’anni, dai due milioni di licenziamenti del 1993-1995 e il dilagare dei co.co.co. Ha da cinque anni l’età di pensionamento più alta.
Il debito italiano resta troppo alto? Questo è vero, ma lo è in rapporto al pil, che decresce o non cresce. In rapporto al patrimonio è sostenibilissimo, com’è noto anche da studi tedeschi – più della stessa Germania. Ma l’economia è ferma. È un circolo vizioso? Può darsi. Ma il tallone tedesco impedisce una via d’uscita.

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