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domenica 2 luglio 2017

Il jihad è con noi, per restare

Dieci articoli usciti sul “New Yorker” del giornalista americano che con più continuità ha seguito il radicalismo islamico – un suo precedente volume “Le altissime torri”, indagava la sorpresa 11 Settembre. Il tentativo è di tracciare un filo tra gli eventi: attentati, stragi, proclami, califfato. In conclusione Wright tenta ante un bilancio con previsione, ora che l’Is mostra di vacillare, e probabilmente è già finito. L’idea è – singolarmente in accordo col cardinale di Milano, Angelo Scola – che l’onda radicale non si arena per la fine di questo o quel capo o di questa quella organizzazione: il jihad è con noi. È un modo di porsi dell’islam nell’ultimo mezzo secolo: aggressivo, per motivi non declinabili, ma tutti riassumibili nell’11 settembre e contorni, il prima e il dopo.
Non si può chiamarlo scontro di civiltà, ma è quello che he è. Il rumore di fondo è peraltro prosaico e scoraggiante: nonchè un lavacro, questo radicalismo è un misto di violenza e prepotenza, indirizzato in primo luogo contro se stesso, contro il mondo islamico. Predent andosi come una purificazione. Benché mescoli arretratezza e digitalizzazione, smartphone, social e misantropia,  sessuofobia e pornografia, e autoritarismo sotto il fanatismo, la resa alla devozione.
Wright fa molto caso di Sayed Qutb, il teorico egiziano del “risveglio islamico”, in contemporanea col pakistano Mawdyuri. Il pensatore fondamentalista che Gilles Kepel ha esumato in “Il profeta e il faraone”, ora icona dell’Is, che il “faraone” Nassere fece impiccare il 29 agosto 1966 per tentato colpo di Stato. Dieci anni dopo il suo radicalismo  era dominante nello stesso Egitto, tollerato e anzi favorito da Sadat, il successore di Nasser – e secondo Kepel lo spirito che aveva animato la guerra del Kippur, la rinascita dell’orgoglio arabo dopo la batosta del 1967. In Pakistan il generale “amerikano” Zia ul Haq costruì negli anni 1980 migliaia di moschee e madrase, scuole coraniche,  sotto l’influenza di Mawduri, e governò con molti ministri che ne seguivano l’insegnamento. Noto è il sostegno islamista alla guerra in Afghanistan dei servizi segreti occidentali contro la presenza sovietica.
Qutb, in origine critico leterario, cui si fa ascemdere la scoperta di Mahfuz, poi premio Nobel, elabora la Jahikiyya, la barbarie cui Maometto mette finbe, anche con la guerriglia, di sorpresa, benché lunga otto anni. Contro i taffi, gli empi, gli idoli del Profeta. Per barbarie intendendosi la modernizzazione europeista, all’insegna della democrazia e la libertà.
Lawrence Wright, Gli anni del terrore, Adelphi, pp. 464 €28 

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