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lunedì 10 febbraio 2020

Il caso Juventus

Juventus FC è un caso sportivo. In un’annata in cui paga ingaggi record, per 350 milioni (il secondo club col più oneroso monte ingaggi, Inter, ne paga 139), che è la peggiore da dieci anni a questa parte - poco agonismo, poca qualità, gestione disastrosa, sul campo e nello spogliatoio, talenti mortificati o cacciati, acciacchi a ripetizione, sconfitta perfino dalla squadra più povera del campionato, Hellas Verona, monte ingaggi 25 milioni. Delle squadre di vertice quella che ha preso più gol e ha perso più partite, con punteggi disastrosi. Conta su media ossequenti, che non rilevano le debolezze, e comunque questo non importa.
Importa invece che il club è quotato in Borsa. Con un debito eccessivo, e conti deficitari e in peggioramento - anche perché condizionati dalle basse perfomances sportive, su promotori, sponsor, utenze, vendite, perfino i biglietti allo stadio. Con manager zittiti o cacciati perché critici. Conta anche per questo su media ossequenti, e qui la cosa non va più bene.
Peggio è il fatto che, oltre all’indebitamento e al management, la revisione contabile e gli acquisti-cessioni sono oggetto di voci persistenti di inaffidabilità e\o corruzione. In particolare sulle provvigioni ai procuratori, gli intermediari dei vorticosi acquisti\cessioni – e dell’indebitamento.
Qui non è questione di media, più o meno favorevoli al club, ma di regole di Borsa e di Consob. La quale però fa come Juventus FC non esistesse al listino.

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