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sabato 15 febbraio 2020

La sicilitudine come negritudine

Il primissimo “Dialogo con Andrea Camilleri” come dice il sottotitolo. La prima delle interviste-fiume con Camilleri, organizzata dalla stessa Elvira Sellerio, dopo i primi successi a sorpresa del regista-narratore. Con l’aggiunta della recensione, scherzosa ma non del tutto, di Fruttero e Lucentini all’intervista nel 2000. E di un’introduzione di Sorgi alla riedizione che è una biografia vera di Camilleri, seppure in poche pagine. Su alcuni punti non noti o controversi: la famiglia ricca impoverita, il fascismo, il comunismo senza Pci, la non-amicizia con Sciascia, non alla siciliana, il precariato alla Rai, per trenta e più anni, il gusto di bere. E il segreto teatrale della sapienza narrativa, lungamente spiegato, benché semplice.
Il vecchio testo ripercorre i molteplici mestieri di Camilleri, fino a che non diventa Scrittore Importante – inedito fino ai sessanta e passa anni. Di “letture gogoliane” anche lui – come Calvino. Estimatore di Nievo – come Calvino. Infelice per l’ottusità della critica, più che per la superficialità degli editori: per la loro incapacità di leggere l’umorismo, come già di Swift a suo tempo a Londra, ricorda.
L’intervista è il concentrato di molteplici conversazione in una lunga estate. È anche all’origine dei molti miti camilleriani, di molte narrazioni su Camilleri. Per esempio l’incontro con Robert Capa tra i templi di Agrigento nel 1943. Qui c’è anche Andreotti, che s’impegna a procurare al giovane Camilleri un’occupazione – poi eliminato nei successivi libri-intervista. E l’affare Montesi. A lungo si discute di cose siciliane. Perché i siciliani sono, dicono e pensano in un certo modo. Sull’amicizia, la donna, la diffidenza, la suscettibilità, la religiosità (dopo “Il gattopardo” tema obbligato), il siciliano di scoglio e quello di mare aperto. E come tutto che tocca Camilleri godibile.
F & L partono dalla “sicilitudine”, di cui si fa nell’intervista gran parlare, derivandola dalla “negritudine” allora in voga (oggi sarebbe tabù), per divertirsi e divertire sulle “fisse” siciliane.
Marcello Sorgi, La testa ci fa dire, Sellerio, pp. 177 € 13

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