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sabato 19 febbraio 2011

Salviamo Al Jazira - 2

Ben presto il benevolo intervento europeo per salvare il pluralismo, la libertà di opinione e Al Jazira si rivelò infruttuoso. Le Feste del 2017 e il Capodanno del 2018 furono insanguinati nelle capitali di ripiego, attorno al Mediterraneo, dove i combattenti della libertà del mondo arabo avevano trovato rifugio. Definitivamente lontani dal Golfo, dove l’Alleanza Al Qaeda-Ayatollah si era consolidata col contributo di avveduti manager cinesi, vecchi comunisti dalla mani e il viso di biscuit ma dalla mente rapida e il cuore duro, redattori e mezzobusti dell’emittente persero la speranza e la vita.
L’una dopo l’altra, alcune insieme, le belle annunciatrici furono trovate morte la mattina nel loro letto, seppure senza causa apparente. Qualche giorno più tardi la stessa sorte toccò agli uomini. Il Qatar, il paese dove erano diventati liberi e ricchi, era intanto stato spianato, comprese le loro ville con le piscine e le montagne false. Negli stessi giorni alle Maldive, avamposto appena conquistato dall’Alleanza, fu tagliato il collo agli ultimi turisti nascosti tra le palme, quelli che erano scampati allo tsunami.
Le polizie europee indagarono a lungo per trovare un nesso, ma non lo trovarono, un nesso non c’era. Invece si venne a sapere che non tutti i giornalisti e i redattori dell’emittente erano morti. A un censimento, complesso tra le polizie dei tre paesi, risultò infine che i più militanti si erano salvati. Nel mentre che loro stessi facevano sapere di essersi riorganizzati, seppure sempre con la vecchia sigla del’emittente. Un regolamento di conti tra fazioni evidentemente diverse e avverse, conclusero gli investigatori italiani. Ma nella perplessità generale, il regolamento di conti essendo nozione residua nella Nova Europa,e confinata all’Italia. Inoltre, non fu possibile nascondere a lungo che i morti non erano stati trovati nel loro letto. Ovvero sì, ma in una sorta di lento sgozzamento, che doveva avere provocato per ognuna delle vittime una serie di convulsioni, testimoniate dalle diverse direzioni che il getto del sangue aveva preso. Come se gli assassini, uccidendo lentamente i fratelli di Al Jazira, avessero voluto far rivivere come un incubo, la notte, al buio, gli sgozzamenti che essi per due decenni avevano esibito per dovere di cronaca. Con messaggio subliminale ma forse anche in chiaro: le polizie congiunte d’Italia, Spagna e Grecia non escludevano di ricevere anche loro i famosi video che avevano reso l’emittente autorevole.
Se non che l’attenzione fu presto deviata dal rapido accavallarsi di altri imprevisti eventi. I sopravvissuti riemerso a Zurigo, benché in forma anonima, e Londra. Dove Carlo III venne sfidato dal partito del figlio Guglielmo, che chiedeva l’abdicazione i favore del principe ereditario, e senza attendere lo proclamava monarca col titolo di Guglielmo V. L’insurrezione, avvenuta in contemporanea con l’arrivo a Londra dei sopravvissuti di Al Jazira, fu messa dai legittimisti sul conto della corruzione senza limiti di cui facevano carico all’Alleanza Qaeda-Iran. Ma con riserva: il re di Saint-James essendo anche il grande capo della massoneria, i legittimisti non si vollero precludere i legami con una potenza occulta, quale essa fosse.
Ma non fu la sola novità: altre, di ben più vaste conseguenze, erano intervenute dall’America. E proprio dall’asse Bel Air-Pasadena che era stata la prima scelta dei profughi politici di Al Jazira.
(continua)

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