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lunedì 11 marzo 2013

La scomparsa di Napoli

Non c’è solo la squadra di calcio, la città tutta intera sembra voler scomparire, Napoli cioè. Di cui solo si sa che è bruciata la città della Scienza, e che vuole processare, anch’essa, Berlusconi. Un mondo di due milioni di abitanti.
La città della Scienza è nome pomposo per una struttura che era solo un piccolo museo a uso delle scuole, però era un passo per la bonifica dell’enorme acciaieria di Bagnoli, i cui resti ancora incombono. Un primo passo dopo trent’anni di chiacchiere, ma il pensiero facendo riemergere di una città che ha tutto per un destino migliore, continua ad averlo anche se sceglie il peggio. Dei suoi amministratori, sindaci e giudici. E della sua stessa immagine.
Napoli ha una miniera praticamente intonsa di tesori operistici. E tale la lascia. Altrove ci sarebbe stata un’industria fiorentissima dell’opera napoletana, a Napoli no. Per non dire dei tesori paesaggistici, storici, architettonici, museali: l’opera napoletana non è l’unico spreco di questa città, povera forse perché avara – l’avaro è sordido e stupido, più che povero. Vittima di amministratori incapaci, ma che la città predilige – tutte di una certa sinistra purtroppo, compreso De Magistris.
La sordidezza certifica la predilezione che la città ha per gli stereotipi “bassi”, diminutivi se non sprezzanti. Che si penserebbe subisca, e invece no: se li coltiva essa stessa, e anzi vi si avvoltola infojata. Marechiaro, Piedigrotta, la canzone, la pizza, il mandolino. Mentre ha un’anima dura, metropolitana, la prima e forse unica cultura metropolitana d’Italia, prima della cinica Milano, rapida, insensibile. E una manualità di prim’ordine, la maestria. Che solo a Napoli si declassa, quasi un’arte di arrangiarsi, mentre è un capitale enorme – è sulla maestria che la Cina ha costruito il suo formidabile interminabile boom, non sul capitale o sulla tecnologia. Nell’abbigliamento e la moda, anche se a lungo qui dispersa nel segmento più basso, la copia, nella meccanica fine, nell’avionica.
Aveva, perché le applicazioni di questa maestria smantella da trent’anni senza darsi mai un’alternativa. Il turismo a opera dei suoi scippatori, professionisti. La lavorazione à façon a opera di Saviano, il napoletano migliore. L’industria che non è scappata via, Fiat, Finmeccanica, Avio, a opera dei suoi giudici. Illustrandosi nella manifestazione dei  ragazzi delle scuole per la città della Scienza, magro rito – un giorno di vacanza. Il destino esiste? A Napoli sì.

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