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domenica 10 marzo 2013

Il giornale è una bufala

Si stava meglio quando si stava peggio? Sainte-Beuve, che Zola dice “”fatto per comprendere ogni cosa”, al punto che non ci sono più giornali dopo la sua morte, non comprendeva Stendhal, e nemmeno Balzac. Poi arrivò Taine, che Balzac disse un altro Shakespeare, ma finì bibliomane senza linfa. Zola è incontentabile, nel primo degli scritti che la plaquette recupera: “Solo vent’anni fa il giornale era uno strumento serio” – gli anni di Sainte-Beuve? E depreca “il sistema delle indiscrezioni”, già allora, nel 1880, scoprendo che “i giornali d’informazione sono agenti di persuasione”. L’ingenuità naturalmente è sempre accattivante, tanto più nello sveglissimo Zola
Nerval, benché di molti anni prima, 1845, è ben più scafato – oltre che lettura gustosissima. Che la “bufala”, il francese canard di cui fa un genere letterario, spiega con piglio “bufalesco”, del falso vero. C’è poco da fare, se non divertirsi: il francese canard riporta a epoche antiche, quando al mercato si vendeva l’anatra a pezzi come se fosse intera: già i primi fogli volanti a stampa erano pieni di bugie. Poi c’è un Verne che è solo da leggere - con l’iphone…
“La comunicazione mancata” è il sottotitolo che Marco Dotti dà alla compilazione. Ma è piuttosto la comunicazione “imposta”. Il giornale resta il problema, il giornalismo, l’informazione. Di più da quando si pretende opinione pubblica. Oggi così alluvionale, ma come sempre poco utile e perversa: come se esprimere le opinioni, oltre che un segno di libertà, fosse anche un segno di verità. Al contrario: la libertà vuole molti setacci. Si vede in tv soprattutto e nei new media, dove il più spesso è indigente, si mostra cioè oltre a esserlo: informe, ignorante, sciocca. Manipolabile e felice di esserlo.
Dotti, presentando la brillante scelta, cita Camus, “La peste”: vivere con una memoria che non serve a nulla è un destino da schiavi – ma ci sarebbe da scrivere molto anche sulla memoria. E Proust, “Sulla lettura”, per il quale la lettura è una soglia, a un mondo più vivo- Mentre oggi la lettura è, anzi si vuole, inerte e vacua – soprattutto veloce, così la intende l’editoria, come il panino di mezzogiorno. E nei giornali con titoli, sottotitoli e sommarietti che dalla lettura addirittura dispensino.
De Larra, De Nerval, Verne, Zola, Fatti di cronaca, ObarraO, pp. 66 € 6

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