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giovedì 20 giugno 2019

Lou con Dio, senza Nietzsche

“L’esperienza di Dio” è la prima “esperienza di vita” di questo “schizzo di alcuni ricordi”, che Lou Andreas-Salomé ha redatto frettolosamente sui settant’anni, poco prima della morte – legandoli a Ernst Pfeiffer, l’amico che l’accudiva. Che partono dunque seriosi. È una storia personale che la psicoanalista Lou crea di se stessa. Alla “perdita” di Dio – non della divinità o del senso religioso delle cose -  ci arriva a ritroso, per “la difficoltà che provavo a sentirmi a mio agio nel reale – nell’ «assenza di Dio»”, ma senza mai perdersi.
Una serie di ricordi tutti targati “esperienza”. Assortiti da un lungo testo su Rilke, e memorie ricorrenti della loro “storia”, in Russia, a Worpspede, Duino, Vienna, Berlino, Parigi. Da uno breve su Andreas, il marito. Da due scritti altrimenti noti sui rapporti con Freud. E da un ricordo di vita famigliare, prima e dopo la guerra, sullo sfondo ancora il professor Andreas, l’uomo con cui aveva concluso il matrimonio “bianco”.
“L’esperienza di Dio” che apre la raccolta viene legata a “una forte regressione infantile e a un desiderio di attardarsi nell’infanzia”. Una “esperienza” che però l’ha segnata e la segna. Ad essa è legato il suo primo grande amore, prima che per Rilke: per il pastore olandese, luterano riformato, sposato, Gillot. Lei stessa lo ribadisce, con l’aneddoto del versetto delle Scritture, I.Thess., 4,11, “Fatevi un impegno di vivere in pace, di occuparvi delle cose vostre e lavorare con le vostre mani”. Uno dei 52 versetti, uno a settimana, appesi a calendario in un telaio di legno sopra il suo letto di bambina, che l’hanno seguita tutta la vita, con tutto il calendario e il telaio. Vanamente modificato da Nietzsche, che “volle sostituirlo on la frase di Goethe, «Perdere l’abitudine della mezza misura per vivere risolutamente nella totalità, nella pienezza e nella bellezza»”.
Non sono ricordi innocenti, Lou Andreas-Salomé andrebbe riletta, alla luce della “esperienza di Dio”. Filosofa e teologa si dice in queste tarde note, non psicoanalista, e le due passioni lega alla “esperienza di Dio”: “Ciò che mi ha più attirato verso gli esseri – i morti come i vivi – che si sono intieramete consacrati a questo genere di riflessioni, sono gli esseri stessi. Avevano voglia di esprimerlo con una moderazione tutta filosofica, si vedeva bene che, in un senso per così dire dinamico, Dio era stata la loro prima e ultima esperienza”. Che sembra abusivo, e lo è di Democrito, per esempio, di Lucrezio. Ma di Nietzsche è certamente vero.
È Dio, divenuto “invisibile”, “scomparso”, che determina tutte le “esperienze” nelle quali Lou Andreas-Salomé espone i capitoli del vero e proprio “sguardo” o ricordo: “esperienza di Dio”, “dell’amore” (per Gillot), “della famiglia”, “della Russia” (Rilke), “dell’amicizia”. Una “forma di fede” che Lou chiama “rispetto”: “Contro ogni logica, devo confessare che qualsiasi forma di fede, anche la più assurda, sarebbe preferibile al fatto che l’umanità perda ogni rispetto”.
Lo stile è diretto, la scrittura conversativa, quasi rispondesse a interlocuzioni, a domande che essa stessa si pone. Nietzsche si segnala per la quasi assenza.
Molto c’è anche il rapporto intimo con Paul Rée, benché non “matrimoniale” – Rée era detto dagli amici, non senza perfidia, “la demoiselle d’honneur”, di Lou bentinteso: vissero alcuni anni insieme, tendendo circolo, specie a Berlino, e a Monaco e Vienna. Di “grande taglia” dice di sé - anche chi l’ha vista con Rilke lo nota. Promiscua. A Parigi ha una storia con un emigrato russo implicato nell’assassinio dello zar Alessandro I, che la introduce nella comunità russa espatriata: con lui passa una vacanza in Svizzera. Vive anche con Frieda Von Bülow, a Monaco. Dove poi, incontrando Rilke, presentatole da Wassermann, la abbandona senza spiegazioni per convivere col giovane poeta. Con Rilke conviverà anche a casa, col marito dottor Andreas.
Molti i personaggi di cui abbozza ritratti: Max Reinhardt, Stanislavsky, etc. Rilke è il grande amore. Lei si fa vanto di avere ispirato anche molta sua poesia, “Il libro delle ore” e altri componimenti – vanto che Pfeiffer fonda con i riferimenti epistolari: molta poesia di Rilke è versificazione di lettere a Lou. La religiosità pervade, perfino pesante, anche il lungo saggio-colloquio post mortem con Rilke, “Con Rainer”. Di cui ricorda di averne fatto un personaggio del racconto “La casa”, col suo accordo, di un ragazzo che vive felice coi genitori.
L’edizione francese ricalca quella originale di Ernst Pfeiffer, molto più estesa dell’edizione italiana. Con un ricchissimo apparato di note, le prefazioni dello stesso Pafeiffer alle prime tre edizioni, che si sono venute arricchendo di nuovi materiali, e l’inclusione di altri scritti correlati, per il rapporto con Rilke e per quello con Freud.

Andreas-Salomé,  Sguardo sulla mia vita, SE, pp. 204 € 22
Ma vie. Esquisse de quelques souvenirs, Puf, pp. 315 € 13

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