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venerdì 20 agosto 2021

Tutti brutti al paese, sporchi e cattivi

C’è un incendio doloso all’origine del primo romanzo di Pavese, questo “Paesi tuoi” – l’attualità è sempre quella. Si ripubblica il romanzo delle Langhe, mondo (allora) cupo, duro, violento. Il primo romanzo di Pavese, 1941, quando era già Pavese, direttore editoriale e traduttore, americanista molto addentro nel Novecento americano. Ma va ricordato che non è il primo romanzo scritto da Pavese, il primo è “Il carcere”, 1938, sul confino di Polizia a Brancaleone, che pubblicherà dieci anni dopo, di altra vena, ben diversa, anche se si tratta pur sempre di un mondo povero, e remoto. 
È il primo dei tanti racconti “domestici” di Pavese, paesani, del mondo di origine, dell’infanzia, delle trasformazioni, personali e locali. Qui visto e raccontato di ritorno, sotto forma di un torinese che finisce per caso in campagna, a documentarne la bruttezza, la primitività. Leggendolo dopo Olmi, “L’albero degli zoccoli”, impressiona come la stessa umanità sia rappresentata al negativo, la fatica, la famiglia, i figli, le donne. Si direbbe una lunga, violenta, agonia.
È probabilmente la pietra d’inciampo di quello che sarà con la fine della guerra il neo realismo: i sentimenti dei semplici, nel linguaggio degli umili, non povero ma di espressività limitata. Calvino ne dirà: “Ci eravamo fatta una linea, ossia una specie di triangolo: I Malavoglia, Conversazione in Sicilia, Paesi tuoi, da cui ripartire”. Ma questo Pavese è molto sulla linea di Faulkner, con costrutti e locuzioni gergali, dialettali, appena italianizzati, e di Verga “verista”. E se fa un racconto sociale, è di denuncia e non di nostalgia o compiacimento – di denuncia degli “umili”, di prostituzione e piccola delinquenza, oltre che del mondo contadino selvaggio, Pavese va riletto.
Affiora anche evidente il risentimento contro le donne, dopo il “tradimento” della “donna dalla voce rauca”, per la quale era finito in carcere e poi al confino.  
Un’edizione molto rimpolpata. Con un “Ritratto di Cesare Pavese” di Asor Rosa, che ne fa uno “scrittore manierista e datato” - Pavese “è rimasto un paesano”. Un’antologia della critica. La cronologia della vita e le opere. E una nota al testo di Laura Bay e Giuseppe Zaccaria.

Cesare Pavese, Paesi tuoi, Einaudi, pp. 160 € 10

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