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lunedì 16 agosto 2021

Cnr, centro-non-ricerca

Si avvicina, dopo la calura d’agosto, il momento della verità per il Cnr. Che sta per Consiglio Nazionale delle Ricerche ma è un burosauro che sta svenando la ricerca. Quel poco o molto che i ricercatori riescono a racimolare, concorrendo a tutti i bandi di finanziamento, italiani, europei, internazionali, il Cnr assorbe per il suo funzionamento. Non un Centro che finanzia la ricerca ma la ricerca che finanzia un Centro. A questo punto nemmeno inutile: dannoso. In molti dipartimenti la scontentezza è palese.
Il bilancio che si conosce, quello dell’ex presidente Inguscio, si chiude con 70 milioni di rosso. Dopo aver assorbito per il suo funzionamento una parte cospicua dei fondi di ricerca procurati singolarmente dai ricercatori e dagli Istituti associati. Un Centro-non-ricerca, è stato ribattezzato: non coordina (non sa, non può, non è organizzato per questo), non comunica, non gestisce. Una struttura burocratica a sé stante, che quando fa qualcosa lo fa contro la ricerca.
Le cronache dei politici sotto l’ombrellone fanno largo ai sorrisi della neo presidente del Cnr Carrozza. Che forse ha un buon ufficio stampa, oppure non si rende conto della polveriera su cui sta seduta. La crisi del Cnr si direbbe epocale: senza funzione, una vecchia struttura, ipertrofica, una ventina le direzioni, a nessun utile, se non pagarsi gli stipendi.
Detto così, sembra impossibile che un Cnr esista. Non può non esistere perché è un feudo (ex) Dc - che lo governa col sindacato, la Cgil unita alla Cisl. Un carrozzone di (vecchi) democristiani. Lettiani, renziani, berlusconiani, morattiani, inalterati e inalterabili. La ricerca, con l’energia, è un feudo (ex) Dc, che non si tocca. E questo forse spiega l’allegria della presidente Carrozza. Salutata al suo ingresso da una salve di dimissioni, dal direttore generale si direttori di settore. Una fuga di massa. Su cui non ha fatto una piega: il potere è inalterabile, sta fuori del Cnr.
Carrozza è stata  responsabile Dem per la ricerca di Bersani, in quota ex Dc. Letla l’ha fatta ministra plurima dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. Draghi l’ha nominata al vertice del Cnr da Draghi, in quota  Pd e rosa. Dopo un anno e mezzo di proroga del predecessore – per dire la centralità del Centro Ricerche.

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