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sabato 2 aprile 2022

L’Italia riservata, di Mani Pulite

Non una delle tante “memorie di un superministro della Prima Repubblica”, come da sottotitolo. E nemmeno fantapolitica, come era di moda a fine Novecento – “Berlinguer e il Professore”, etc..  No, sono memorie di uno informato e, a distanza, bene informato, non il solito chiacchierone. Uno che capisce anche, oltre che sapere. Sarebbe, sarebbe stato, il più opportuno contraltare alle celebrazioni di Mani Pulite per il quarantennale.
Fa impressione, a distanza di tempo, per la nettezza dei fatti riferiti, e delle spiegazioni, in ogni circostanza. E per il fatto che, a distanza di tempo, non ci sono tentativi di storicizzare l’abbattimento della politica, di nessun tipo, a parte le polemiche: gli atti, i media, le statistiche giudiziarie, le “irritualità”, le “dichiarazioni”, la corruzione dei magistrati, perfino pubblica, nessun lavoro di scavo, nemmeno tentato.
Al “Geronimo” basta (191-192) il richiamo alla confidenza avuta dal ministro dell’Interno Scotti, a cui i servizi segreti, allora Sisde, confidano che a fine maggio 1992 due camion carichi sono usciti di notte da Botteghe Oscure, allora la sede del Pci, e sono scomparsi nel nulla, in direzioni diverse. “Geronimo” collega il fatto all’incontro che Giovanni Falcone avrebbe dovuto avere col Procuratore speciale russo Stepankov, se non fosse saltato in aria a Capaci, il 23 dello stesso mese. Stepankov era incaricato di recuperare i crediti del Pcus, il partito Comunista sovietico, nei paesi occidentali, e aveva chiesto la collaborazione di Falcone per sapere come orientarsi.   
O la premonizione, straordinaria nella primavera del 1982, del capo dei servizi, generale Ramponi: “O la Dc e il Psi si rinnovano, oppure sono destinati a morire”. Da quale Dio?
Geronimo (Paolo Cirino Pomicino), Strettamente riservato

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