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lunedì 28 marzo 2022

L’accordo sul nucleare arma l’Iran

I due ex segretari di Stato di area repubblicana, Kissinger (Nixon, Ford) e Schulz (Reagan), già diciotto mesi prima avevano ammonito l’amministrazione Obama, vicepresidente Biden, sulle insidie dell’accordo nucleare con l’Iran. Il 7 aprile 2015, ad accordo firmato, spiegavano come l’accordo, che ora Biden riprende, potenzialmente dà all’Iran l’armamento nucleare.
C on tutte le buone intenzioni, spiegano, l’amministrazione Obama ha aperto la competizione nucleare nel Medio Oriente. L ’Iran ha rovesciato la trattativa, “mescolando abilità diplomatica e sfida aperta alle risoluzioni Onu”: “Per vent’anni, tre presidenti di entrambi i maggiori partiti hanno sostenuto che l’armamento nucleare iraniano era contrario agli interessi americani e globali”, l’accordo dà all’Iran “questa possibilità, anche se non piena per dieci anni”. Senza peraltro controlli reali, praticamente impossibili in “un paese vasto e con grandi possibilità di camuffamento”. E senza possibili contromisure: le sanzioni che l’accordo cancella saranno difficili da reimporre all’Onu (in effetti non sono state reimposte dopo la denuncia dell’accordo da parte di Trump), e potrebbero isolare gli Stati Uniti più che l’Iran. L’accordo riconosce all’Iran la capacità e il diritto all’arricchimento dell’uranio, che era ciò che si voleva prevenire: “L’Iran ha moltiplicato le centrifughe da 100 all’inizio del negoziato dodici anni fa a quasi 20 mila”.
Qualche tempo prima, in “Ordine mondiale”, pubblicato a settembre 2014, Kissinger esaminava in ipotesi l’armamento nucleare dell’Iran. L’Iran è un grande paese, ricordava, di lunga e densa tradizione e cultura, con ambizioni di potenza regionale radicate e robuste, contro un mondo arabo che per più aspetti ha sempre considerato e considera avverso: religiosi, etnici, militari. I quarant’anni di militantismo khomeinista hanno radicalizzato questo scontro: con l’Irak, col sunnismo in Libano e Siria, e ora nello Yemen, contro l’Arabia Saudita e gli Emirati del Golfo. L’armamento nucleare è inteso a sancire la rivincita. Ma allora la proliferazione sarebbe incontrollabile: gli arabi confinanti non vorranno restare indietro.
Kissinger non ne faceva tanto un problema di Israele (Israele è, come l’Europa, la grande assente dai suoi scacchieri), ma di reazione del sunnismo, nel Golfo, nel Medio Oriente, Egitto compreso, in Pakistan. Una questione che per un lettore qualsiasi può sembrare marginale, e invece no.
Henry Kissinger-George P. Schulz, The Iranian Deal and its Consequences, “The Wall Street Journal”, 7 aprile 2015

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