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lunedì 25 giugno 2018

L'intellettuale Fellini

Un’intervista anomala col grande regista, da parte di una scrittrice che gli si presenta come poetessa, incaricata di una pubblicazione americana, che non si materializzerà, e poi come esperta di Krishnamurti, stuzzicando così l’interesse di un uomo ormai stanco. Siamo nel 1991, l’anno successivo a “La voce della luna”, l’ultimo, non amato, film, pochi mesi prima della morte. Il suo vero ultimo film, di cui Fellini si dice qui ripetutamente felice, è  “L’intervista”. Perché è casuale, “cosa che al cinema è difficilissimo, perché il lavoro va programmato”.
Toni Mariani arriva di fatto a Fellini presentata da Moravia. Ma fa un bel racconto dell’approccio. E poi delle conversazioni, che sono state più d’una. Un utile complemento, oltre che godibile, ai tre libri di Fellini, “Fare un film”, “Bloc notes di un regista” e “Intervista sul cinema” (“la lunga intervista che ho fatto inventandomi io stesso le domande”).
Molto è noto. I cineasti amati: Bunuel, Kurosawa, Kubrik, Bergman. Il regista demiurgo: “Quando da giovane andavo a Cinecittà (da giornalista, n.d.r.), e vedevo i registi girare i film, ammiravo il loro potere”. Giulietta adulta-bambina.
Ma molte sintesi elettrizzanti Maraini cattura. Carlos Castaneda a lungo, che appare e scompare, antropologo oggi dimenticato, un peruano che inventò un Messico tolteca-magico. Villaggio e Benigni  spersi sotto la luna, il “non essere visti”. Il “tempo fermo”. La “nevrosi dell’inizio” (“mi succede sempre più spesso di cercare di ritardare l’inizio di un  film”), L’inadeguatezza, nella vita come nel lavoro, e nell’immaginazione: “Per sapere se tramite il lavoro io abbia maggiore conoscenza di me stesso, mi sembra che non ci sia evoluzione e  di trovami sempre bloccato e intrappolato nella stessa età”. La creazione, riuscita “quando, a chi la fruisce, essa dà l’impressione di ricevere una carica di energia”. Il processo creativo come parte di “una curiosità da entomologo” – alla Jünger. E, in definitiva, “una testimonianza sull’impossibilità di «testimoniare»”. Il sospetto confermando, di un Fellini molto intellettuale, malgrado il personaggio che se ne è fatto, nato “pittore”, come lui stesso dice, e “inviato speciale”.   
A Toni Maraini, sorella di Dacia, si devono raccolte di racconti, i ricordi del padre Folco, e molta saggistica sulla letteratura maghrebina, avendo vissuto a lungo in Marocco. 
Federico Fellini-Toni Maraini, iMago. Appunti di un visionario, Semar, remainders, pp. XIV-52, ill. € 10

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