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martedì 26 giugno 2018

Tolstòj vegliardo guerrigliero

Tolstòj romanziere d’avventure. Di Ceceni e Russi quando ancora non se ne sapeva – giusto Potocki, quello del “Manoscritto trovato a Saragozza”, viaggiatore intrepido. Di sentimenti forti, di un guerriero, prima per una patria poi per l’altra, con la fine drammatica che il destino esige. Lontano dai romanzi urbani, borghesi, che fanno “tutto Tolstòj”: “Karenina”, “Guerra e pace”.
Sullo sfondo del Caucaso, remoto e vicino, incontaminato e insanguinato, mondi tribali in perpetua guerra, Chadži-Murat abbandona I suoi ceceni e passa con i russi. Un tradimento che non è un tradimento, ma non è la sola attrattiva del racconto. L’Est selvaggio. L’imperialismo russo di confine, un’espansione che è una condanna – è della Russia come di Roma antica, impegnata costantemente a “proteggere” i confini. Un racconto superbo, che lascia senza fiato.
L’edizione Voland è tradotta da Paolo Nori, per una collana di scrittori tradotti da scrittori. Ma questo Tolstòj non ne ha bisogno, “buca” ancora la pagina. Un racconto tardo, di fine Ottocento, quan do Tolstò era perduto tra filosofia, religion e follia, pubblicato postumo, ma quanto possente.
Lev Tolstoj, Chadži-Murat Voland, pp. 208 € 10
Bur, pp. 192 € 8

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