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lunedì 25 giugno 2018

L’Occidente incorona Erdogan

Voto truccato in Turchia e vittoria scontata di Erdogan. Truccato perché: 1) i concorrenti di Erdogan sono stati imprigionati, i media “normalizzati”, con sequestri, carcerazioni, qualche condanna e molti esili, l’opposizione, specie quella curda,colpita con chiusure e sequestri; 2) le elezioni convocate un anno e mezzo prima della scadenza, per cementare una riforma costituzionale presidenzialista imposta con un referendum forzato; 3) lo spoglio contestato da osservatori non di parte. Ciò malgrado, si celebrano le elezioni in Turchia come se fossero normali. Si fa finta di niente, in Europa e negli Usa, dove invece si pretende di “esportare la democrazia”, in Afghanistan, in Iraq e in Siria come in Ucraina e in Russia, e forse in Iran. Erdogan è anche percettore di ingenti capitali europei a fondo perduto, sei volte quelli dell’Italia, per fronteggiare l’emergenza migranti. Facendo valere che la Turchia è il paese con più immigrazione incontrollata dalla Siria, mentre questo è il Libano (che non riceve niente, o poco più). La Libia e la Tunisia, che fronteggiano l’ondata migratoria africana, anche loro non ricevono nulla, se non quel (poco) che dà l’Italia. Non è cecità, i fatti sono notori e noti. È una politica. Ma di che? Non islamista – pro sunniti e anti sciiti, come avviene in alre parti del Medio oriente. Non europeista: la Germania, che ha voluto il finanziamento a Erdogan, non vuole la Turchia nella Ue; Non atlantista, poiché gli Stati Uniti negano alla Tirchia il rinnovo dell’armamento balistico – che Erdogan può tranquillamente minacciare di procurarsi in Russia. Non antiterrore – Erdogan ha usato l’Is per ricattare l’Europa e gli Usa. I successi internazionali sono il fondamento decisivo del successo elettorale di Erdogan – l’isolamento lo avrebbe punito.

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