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sabato 12 novembre 2011

Ombre - 108

Il G 20 di Cannes, i capi dei venti maggiori paesi del mondo, Obama in testa, non sono riusciti a imporre un tetto (o un criterio che ponga un tetto) alle retribuzioni dei manager finanziari. È il millennio del mercato.

Dai conti Rcs per i primi nove mesi si sa, ufficialmente, che il “Corriere della sera” stampa 640 mila copie e ne vende 480 mila. Con una resa quindi del 25 per cento. Di che stroncare un bue: stampare, distribuire, raccogliere, riciclare 160 mila copie mandano necessariamente in perdita i conti. Con tirature minime la domenica e il lunedì, a conferma dell’incapacità di fidelizzare il lettore, negli spostamenti di fine settimana.
La Rcs si propone di reagire riducendo, per la quindicesima volta in quindici anni, i costi. Del personale. Ma non della dirigenza. È un’azienda, o una congrega?

Da Washington, tra le paludi del Potomac, la capitale di un paese che specula sulla rovina del mondo, da un presidente giovane e nero, viene un monito severo, periodico, ai vecchi marpioni della politica europea, Merkel e Sarkozy, perché si sbrighino a mettere al sicuro la Grecia, e non mettere in crisi l’Italia. Sembra fantascienza, ma è l’Europa di oggi.

Sei persone giovani muoiono sotto il diluvio a Genova per andare a prendere i figli e i fratellini a scuola. Per un allarme non dato, per le scuole non chiuse. Ma questo non si dice, giusto di passaggio. Nemmeno per i funerali che infine si fanno, tristissimi.
Non c’è Berlusconi a Genova, per questo non ci sono colpe?

A Iacona alcuni parenti dei morti di Genova sommessamente sollevano il problema, ma Iacona intrepido passa oltre. Col plauso di Aldo Grasso: “Per fortuna Iacona non ha ceduto alla demagogia e non si è messo ad additare colpevoli, a fare processi in piazza”. Genova, certo, è un caso eccezionale per Iacona.

Uscita da teatrante, lui che era entrato in politica per battere il “teatrino”. Berlusconi sigla su un foglio con grafia rotonda, perfetta, senza sbavature e senza cancellature, le sue parole chiave della crisi, e “un fotografo” col cannone dalla tribuna immortala il foglio.

Giuliano Urbani spiega al “Corriere della sera” che il “disastro” fu per Forza Italia entrare nel Partito popolare europeo, che richiese uno statuto e il tesseramento: “Ci ritrovammo con i piccoli signori delle tessere”, dei vecchi partiti.
Ma la cosa più importante Urbani la dice, forse, non volendo. Al momento della “discesa in campo” stava in Confindustria “con gli Agnelli”. Che non si schieravano, benché si trattasse di battere il passaggio dell’Italia nel postsovietismo: “Se vince, vince Berlusconi”, gli dicevano, “e dunque, se perde, perde Berlusconi”. Il buon governo? Una scelta?

Dunque la P 4 non esiste, decide la Cassazione. Ma l’abbiamo saputo in pochi, l’informazione la fa solo Woodcock, con le sue lenzuolate di intercettazioni.

In God’s name, go!”, intima il “Financial Times” a Berlusconi, vattene! È il grido di Cromwell, il mozza teste, al Lungo Parlamento che difendeva la legge e la democrazia contro un re fellone. Diventa il grido delle banche d’affari di cui il giornale è portavoce. E questo è tutto il Duemila.
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Pisapia deve rimettere il ticket per le auto in entrata a Milano, cinque euro. Senza bah! Né mah! Niente sociologi, ambientalisti, filosofi e giornalisti. Quando il sindaco precedente, Letizia Moratti, è stata costretta a introdurlo, due euro, sbarramenti colossali. È proprio vero che ci vogliono governi di sinistra per fare le cose impopolari? Era la filosofia, cinica, dell’Avvocato Agnelli – o la sinistra si vuole in Italia antipopolare?

Non c’è Fini nelle celebrazioni agli altari della Patria e del Milite Ignoto per il 4 novembre. I militari non l’hanno voluto? Fini non lo giudica compatibile con la sua nuova personalità di sinistra?

La cosa più importante che Draghi dice all’insediamento è che la Banca centrale europea si allinea al “modello Bundesbank”. Ma questo sui giornali italiani non c’è. Non l’hanno capito?

Molte celebrazioni del Brasile di Dilma Russef e di Lula, nei giornali italiani per il vertice di Cannes, dove sembra che il Brasile abbia soppiantato l’Italia e la Gran Bretagna per pil e autorevolezza. Senza una parola per i delitti politici bestiali in serie che vi sono la norma, per le favelhas, per lo sfruttamento della manodopera minorile e femminile. Il Brasile è simpatico a tutti , ma c’è molto sovietismo in queste celebrazioni: due compagni sono stati posti al vertice del “colosso” e questo basta per il senso critico.

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