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sabato 12 novembre 2011

La sessuofobia è antimperialista

Sessuofobia (sessuomania) in alcuni paesi, in altri no. E la distinzione non corre fra clericali o puritani da un lato, e gli altri. Non del tutto perlomeno. Si parla qui dell’Occidente, dei paesi di cui si ha cognizione linguistica e notizia.
I bilanci su Berlusconi alla sua caduta offrono una strana geografia. Le intemperanze sessuali più che il suo non-governo dominano i commenti nei giornali italiani, tutti in odore opportunamente di sacrestia, e in quelli anglosassoni, tutti puritani e politicamente corretti, anche i turpi tabloid. Ma non in Francia. Nei paesi scandinavi anche, ma non in Olanda. In Spagna e in America Latina, ma non in Brasile, né in Portogallo. Non in Russia, né nei pesi dell’Est. In Germania, il paese più vicino all’Italia economicamente e culturalmente, la reazione è mista: l’erotomania di Berlusconi è oggetto di critiche e satira, ma la preoccupazione è il non governo, o la capacità dell’Italia di tenere i conti.
Assortendo i temi coi linguaggi, una linea di demarcazione in questa strana geografia però s’individua. Due, una essendo il puritanesimo d’obbligo in Scandinavia, in Gran Bretagna e negli Usa – in questi ultimi due paesi il sesso è negli ultimi decenni il fattore più discriminante in politica. L’altra è la deriva postsovietica, o asorrosariana, della parola d’ordine, residuo della politica del “nemico da abbattere”: il letto consente di sporcare un personaggio che già emblematizza il fascismo, l’imperialismo, il monopolio, la speculazione, lo sfruttamento, la censura, la mafia, eccetera, ma in doppiopetto.

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