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giovedì 14 maggio 2015

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (245)

Giuseppe Leuzzi

Ma questa Expo dei miracoli è una supersagra? Stellata e cappellata, certo, Milano vuole guadagnare molto. Entro la vecchia Fiera campionaria, per cui Milano era famosa. E quanta pubblicità gratuita: un’arte, certo.

Ci sono molti Lombardi a Roma, anche fuori del Parlamento. Non ci sono praticamente Romani in Lombardia, dove pure si fanno gli affari. C’è un motivo?

Ci sono molti Lombardi anche al Sud. Ma poi erano diventati Svizzeri.
Ci fu la Lombardia ovunque in Italia, prima che gli italiani la invadessero.
La magia è del Sud
Sud e magia è un classico, in Africa, in America, Usa compresi, e anche in Italia: perché non c’è Nord e magia? La magia propriamente detta, quella dei maghi, non quella turistica dei posti.
De Martino ipotizza perfino una magia regionale. Connotata cioè quasi amministrativamente. “Sud e magia” localizza nel Regno di Napoli. Di cui però la Sardegna non fu mai parte, e la Sicilia sempre recalcitrante. Mentre la Puglia fa storia a parte, più levantina che napoletana. Di cui la Lucania è stata  propaggine, remota – l’Acquedotto Pugliese, il più grande del mondo, vi prende le acque. Il regno fu napoletano in parte: di una Napoli estesa all’Abruzzo, e alla Calabria fino a Lamezia.
Ma De Martino fa di più: “Sud e magia” vuole “Magia lucana” - della Lucania. E la jettatura a Napoli, che tanto aveva colpito Dumas nel 1836.

Il Sud è pagano
Per molta pubblicistica transalpina, spiega De Martino,il Sud non è magico, nel senso dei maghi, ma pagano. Che dovrebbe essere la stessa cosa ma non lo è: il Sud – il Sud Italia – è pagano nella polemica protestante anticattolica. La Chiesa è pagana perché corriva al Sud pagano e anzi lo fomenta – cioè al Sud si scopre, secondo gli antipapisti, butta via la maschera.
De Martino dice che molti “studi” sono stati fatti in proposito, e ne cita estesamente uno, di Theodor Trede, in quattro volumi, che dice molto dotto, praticamente su ogni aspetto della religiosità popolare. Con l’avvertenza che la superstizione c’è ovunque, ma nell’Italia del Sud “assume proporzioni di un gigante”, così De Martino sintetizza Trede, “mentre in Germania si ridurrebbe a quella di un nano”. 

Calabria
La città e la provincia più depresse d’Italia, Reggio Calabria, hanno la fiscalità aziendale più alta, col 75 per cento del reddito d’impresa. In forza delle addizionali locali. La colpa, cioè, è tutta locale, l’Italia non c’entra.
In tre anni le addizionali sono aumentate del 12,5 per cento. Sì le mafie, sì l’arretratezza culturale, ma il vero nodo scorsoio del Sud è la politica.

Talese, Rotella, la Calabria ultimamente viene meglio con i figli degli emigrati: sanno scrivere, ma sanno anche vedere, e non sono prevenuti.
Fino a metà Novecento non era così, c’erano buoni scrittori calabresi in Calabria. Poi c’è stato il rivolgimento sociale: la borghesia, classe e valori, è stata rovesciata. Da mafia e popolo. Che non costruiscono ma rodono e erodono.

Nelle undici regioni dell’età augustea, la Calabria era nella bassa Puglia, pressappoco il Salento.

Arriva l’Expo e la Gazzetta del Sud dedica all’evento uno speciale, il giornale di Messina per la Calabria. Primo giornale italiano. Una meraviglia, di informazioni e di elogi. Con pubblicità tutta locale, di salumieri, farmacie e fast-food calabresi. Commovente..

Chi, avendo uno scrittore del calibro di Berto, lo trascura e anzi lo ignora? La Calabria. Uno che addirittura ha scelto di vivere in Calabria. Non per una vacanza, né per una consulenza o appalto  di cui la Calabria sa essere prodiga, purché a nessun fine. No, rimettendoci anzi del suo: costruendosi una casa, etc. etc. Nell’indifferenza.

E Campanella? Non uno studio. L’ultimo studioso che se ne occupò, Luigi Firpo, era torinese, mezzo secolo fa. Non una fondazione o un centro di ricerca nella tante università locali. L’editoria anche, è frammentata e disattenta – mai nessuno ha pensato a un’edizione delle opere.
L’odio-di-sé  - il rifiuto - è radicatissimo, una pozione avvelenata ingoiata come un elisir.

San Luca, il paese di Alvaro, fu colpito nel 1951 da un’alluvione e praticamente distrutto – sarà ricostruito a monte. Cos’era successo? “Per dare lavoro ai disoccupati si procedette al taglio dei boschi”, ricorda Alvaro (“Il nostro tempo e la speranza”): “Il paese era appiattato sotto la montagna che già alle prime piogge aveva spalancato una voragine. E il taglio continuava”.

“Sono i fenomeni che rendono l’Italia un paese incomprensibile, imprevedibile, sconcertante”, commentava lo scrittore. Ma anche, restringendo l’obiettivo, l’opera di “una classe dirigente abituata a vedere dalla finestra la miseria”.

“Quest’anno nemmeno una castagna per devozione”. Si dice anche del fico. Si dice quando la frutta di stagione scarseggia, come se fosse doveroso – un rito – assaggiarla.
 
Il sindaco Pd di Reggio e il suo consiglio onorano Piero Battaglia, l’ultimo sindaco democristiano, dedicandogli la sala consiliare. Battaglia non è un morto recente, la dedica vuole essere un atto politico. Contro una giustizia che lo ha tenuto in carcere tredici anni, senza imputazioni precise, dato che è morto innocente.
Il problema del Sud è la mafia, ma nel senso che manca la giustizia.

Da trent’anni, forse da quaranta, flottiglie giapponesi d’altura razziano elettronicamente gli spada e i tonni rossi, le tonnare e spadare di Pizzo e Bagnara avendo portato al disarmo. Una ricca miniera. Dei resti fanno anche il mercato del pesce a Vibo Marina. E magari non pagano nemmeno il pizzo.

leuzzi@antiit.eu

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