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giovedì 21 gennaio 2016

Aridatece la schiavitù

Il tempo è arrivato di cominciare una battaglia per reintrodurre la schiavitù: siamo servi, vogliamo essere mantenuti. Di chi non lo sappiamo, ma loro lo sanno.
È tempo di prendere atto della realtà: questa storia che ci camuffano per la libertà di tutti è di fatto una condizione di schiavitù. Di fatto cioè reale, non immaginaria. Se sessanta miliardari hanno la ricchezza di mezzo mondo, cioè di 3 miliardi 698 milioni 160 mila 187 persone in questo preciso momento, vuoi che seicento non ce l’abbiamo di quattro quinti o cinque sesti? E se anche dovessero essere seimila la cosa non cambia.
Un po’ di chiarezza l’avevano fatta loro stessi con la storia del capitale umano. Che dobbiamo metterci in gioco ogni giorno anima e corpo. Dicendoci imprenditori, imprenditori di se stessi, di fatto schiavi. Dei loro capricci. Bene, ma poiché siamo schiavi se ne prendano gli oneri. Secondo il diritto dell’ultima schiavitù, nelle Americhe, ma anche secondo il diritto romano e perfino quello greco: provvedano alla sopravvivenza. Alloggio, cibo, cure, e divieto di vendita all’estero.
È tempo di avere giustizia, un po’. Anche perché i sessanta sono i miliardari su piazza. Poi ci sono quelli, più ricchi di loro, che agiscono nell’ombra: finanzieri, speculatori, briganti online, contrabbandieri. È tempo di mettere ordine.
Incredibile non è la fiaba del mercato che ci libera. Incredibile è che ci si creda. Se la credulità è così diffusa, tanto più la schiavitù è necessaria: proteggere i poveri di spirito, dare a queste masse miliardarie un riparo.
Ne va anche dell’ambiente, che tutti siamo impegnati a salvare, dopo Parigi. Della fine del mondo. Non dell’uomo, che è surrogabile, ma della natura. Se la metà o più dell’umanità dovrà ridursi ai sotterranei della stazione Termini, la sporcizia sommergerà il mondo – del genere indifferenziata.
Non ultima, soccorre la possibilità che la riduzione in schiavitù ci eviti le guerre che ci assediano. Sarà come già consigliava Hobbes, che per ridurre i guasti della guerra bisogna rinunciare alla libertà. E dunque, se ci rinunziamo in toto la guerra dovrebbe esserci risparmiata, le teste mozzate eccetera.

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