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domenica 17 aprile 2016

Un costoso omaggio a Renzi

Un gigantesco smash offerto a Renzi.  Una delle percentuali più basse di votanti fra tutti i referendum, e non tutti a favore. Doveva essere un attacco politico al governo, e gli ha dato partita vinta, quasi in anticipo. Sul piano politico più che su quello della politica energetica. Anche per lo spreco dei 250 milioni di costo delal consultazione.
La politica energetica non c’entrava. Il referendum è stato voluto dalle Regioni governate dalla destra. Subito sconfessato dalle stese quando sono passate a sinistra, in Campania, Sardegna e Molise. Con l’eccezione della Puglia di Vendola, e poi di Emiliano, un giudice tanto pieno di sé quanto vuoto, che pensava col referendum di sostituirsi a Renzi.
La destra ha tentato allo specchio il colpetto riuscito alla sinistra contro Berlusconi col referendum  sull’acqua nel 2011. Che ha portato alla moltiplicazione degli enti comunali per la gestione dell’acqua. A una moltiplicazione delle cariche iperretribuite. Per forniture idriche sempre più deficitarie, non un investimento in cinque anni, e tariffe quasi raddoppiate, specie al Sud. Un uso che dire goliardico del referendum è poco: è dannoso.
Che fosse la destra a proporre la fine della ricerca e produzione di petrolio a mare non era credibile. Né c’era una proposta di politica energetica alternativa. Era una sfida a Renzi. Che Renzi si è potuto permettere di rilanciare, estendendo automaticamente le concessioni. La sua è una politica, quella degli altri non è niente.
Né c’entrava la protezione dell’ambiente. Non sono le trivelle che inquinano: gli scarichi delle trivelle sono controllati. Inquinano soprattutto i corsi d’acqua, fiumi, torrenti, canali, dove le regioni, che ne hanno la responsabilità, consentono che si scarichi di tutto. Questo ovunque. Inquinano gli sprechi idrici straordinari, in Puglia – l’Acquedotto Pugliese si perde la metà delle acque che invasa. E gli impianti assenti o deficitari di trattamento delle acque reflue, in Calabria, Puglia, Liguria, nel Veneto lagunare, per imitarsi alle Regioni proponenti del referendum. Malgrado costose Arpa regionali, aziende regionali di protezione dell’ambiente, che non controllano e non rimediano.  

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