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lunedì 18 aprile 2016

La politica mediterranea di Angela Merkel

C’è un vuoto ormai trentennale nella politica europea, e comprende tutto il Mediterraneo. Che Angela Merkel potrebbe aver deciso ora di riempire. Non l’Italia o la Francia, con i tanti altri paesi mediterranei, ma lo stesso apese che per trent’anni ha dirazzato l’Unione Europea, facendone un blocco del Nord. Anche astioso verso il Sud, di tipo leghista.
L’impegno prima per l’integrazione in Germania di un milione di profughi dalla Siria, e l’aggancio della Turchia subito dopo, con un robustissimo sostegno finanziario, delineano un disegno mediterraneo definito. Non bombe, ma sblocchi. Non elemosine, ma impegni su vasta scala, risolutivi. Ma solo come vuole la Germania: tre miliardi alla Turchia ma non un eurobond ai paesi africani e asiatici che alimentano l’esodo, come Renzi propone.
È tuttavia, con questo limite, come se Angela Merkel avesse individuato e praticasse una diplomazia straordinaria. Molto diversa da quelle perseguite finora, dall’Europa al carro degli Usa: non bellicosa. Anzi del tutto innovativa, umanitaria. L’Europa non sa, non vuole, non può fare la guerra, e allora fa la pace. Con determinazione – e purtroppo con qualche eccesso (v. sotto).
Può anche darsi che non sia un disegno, discusso, programmato. Ma a una cosa del genere la diplomazia tedesca da tempo confluisce, gia dalla (non) guerra alla Libia. Un disegno del genere del resto si può solo articolarlo ma non annunciarlo: la Germania oggi non lo consente. La stessa Angela Merkel, benché popolare e politicamente solida, non potrebbe dirlo: ha un’opinione pubblica incredibilmente leghista, anche tra i media socialisti. Ma il disegno è ormai consistente. 

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