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lunedì 18 aprile 2016

L’Europa in soccorso al fascismo in Turchia

Sabato Merkel renderà l’ennesimo omaggio al presidente turco Erdogan. Portandosi dietro mezza Bruxelles, a partire dal presidente Tusk.
Difficile resistere all’effetto mandria: della cancelliera che  si porta al guinzaglio mezzo esecutivo europeo - l’Europa è piattamente tedeschizzata. E della cancelliera dell’arcipotente Germania che va a rendere l’ennesimo omaggio a un regime che più fascista non si può: zero libertà di opinione, oppositori a processo o incarcerati, minoranze etniche e religiose perseguitate, ambivalenza col terrorismo islamico.
Una sensazione che il processo in Germania al comico anti-Erdogan  accentua: non è vero, come ha detto Merkel in conferenza stampa, che il processo è obbligato e in futuro si cancellerà il reato. È come se Renzi dicesse, per il rapimento, la tortura e l’assassinio di Regeni: a al Sisi per ora non possiamo fargli nulla, ma in futuro… 
Erdogan fa arrivare la cancelliera, e il fido Tusk, a Gazientep. Cioè di fronte ai profughi siriani – la città è a pochi km. dalla frontiera – e ai misfatti dell’Is. Per ottenerne indirettamente, con la sola presenza, l’avallo di combattente contro il terrorismo. Che invece ha alimentato. E di soccorritore dei siriani. Che invece ha mandato in massa alle trappole balcaniche.
È vero che in politica internazionale non si possono scegliere gli amici. Ma il ripetuto omaggio di Merkel a Erdogan, il secondo o il terzo in poche settimane, con in più l’impegno intrattabile a strafinanziare la Turchia con fondi europei, è una solidissima sponda per il rais di Ankara. E uno sberleffo all’opposizione e alle democrazia. Senza mai una critica al fascismo strisciante in Turchia.
L’Europa Angela Merkel porta da tropo tempo al carro di Erdogan, che non merita rispetto.

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