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venerdì 18 novembre 2016

Tra lo sconfitto Obama e la perdente Merkel

Si fa in sordina la visita di commiato di Obama dall’Europa. Una conclusione mesta per una presidenza che si voleva epocale, il primo nero presidente degli Usa, al comando del mondo. Che tristemente Angela Merkel si sforza di far passare come l’affidamento del testimone, dal comandante americano alla comandante europea – soprattutto, per una bizzarra morfologia della sua comunicazione, con la stampa italiana. Una serie di vertici tra uno son fitto e una perdente.
La presidenza di Obama è stata degna di nota, anche se più fallimentare che non – guerre, sanità, reddito. Quella europea, se la cancelliera vuole ascriversela a credito, in concomitanza con la presidenza Obama, é stata otto anni di disastri e risentimenti – la Germania dice che sta bene, che sono gli altri a stare male, i lazzaroni, ma nemmeno lei è convinta, e oggi non rieleggerebbe la prima donna, che sconfessa in tutte le elezioni.
Ma l’Europa è in secondo piano, il focus è sugli Usa. Basta fare il confronto di questo tour europeo di Obama con un mese fa, la celebrazione dell’Italia alla Casa Bianca: il presidente vi figurava ancora playmaker della stessa “piccola” Europa. La festa per l’Italia segnava “euforia” (“La stampa”), “un messaggio forte soprattutto per l’Europa e per la Germania” (“Sole 24 Ore”), un invito a Renzi “ad alzare i toni con l’Europa” (“la Repubblica”). La sconfitta era  inimmaginabile.
La vittoria di Trump è una sconfitta di Obama più che di Hillary Clinton. La cosa non viene detta ma è un fatto. E il suo primo esito è lo sconcerto dell’Europa. Che, incapace a fare da sé, ha avuto a lungo un padre-madre a Washington, e ora è senza una bussola in quella capitale.
Questa bussola l’Europa tuttora probabilmente ce l’ha, ma  non sa riconoscerla – l’Europa ha anche un deficit forte di conoscenze. Trump non indebolisce gli Usa – non è detto, bisognerà vedere cosa farà. Ma lascia in questa transizione, ancora per un paio di mesi, l’Europa sola con se stessa. Che non sa pensare ad altro di meglio – almeno i suoi giornalisti accreditati - che a un succedaneo Merkel.

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