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domenica 13 novembre 2016

Il capitalismo paracomunista, a Ivrea

Le cene riservate di De Benedetti con Berlinguer, alla Olivetti. In realtà i diciotto anni della Olivetti di Cuccia e De Benedetti. Ovvero l’ultimo errore di Cuccia, sempre “troppo poco troppo tardi”: far entrare la Olivetti nei portatili, un mercato già quasi saturo, senza innovazione e senza capitali – dopo aver bloccato la Olivetti all’avanguardia nei personal, prima dell’Ibm, nel 1962, per relegarla alle macchine da ufficio… (di Cuccia il monumento va rivisto).
Bricco, giornalista del “Sole 24 Ore”, è accurato nella ricostruzione della Olivetti post-Olivetti (Adriano). Pare anche si potesse investire nella Apple, allora agli esordi, prima che in De Benedetti, ma i capelli lunghi di Steve Jobs insospettirono. Questa però è storia aziendale, alla fine di poco conto, tanto più perché dettagliata. Il più interessante sarà il cap. IV, “Olivetti e la Politica”, che in realtà è “De Benedetti e la politica”, un imprenditore dai turn-around opportunamente rapidi. E all’interno del capitolo l’aneddoto delle “cene organizzate in via riservata alla Olivetti”, per far incontrare De Benedetti con Berlinguer.
Sembra di sognare, che De Benedetti dovesse incontrarsi con Berlinguer come tra servizi segreti in una guerra fredda, ma questo era il Pci. Ed è De Benedetti, che con il Pci di Berlinguer finì per sponsorizzarsi vicendevolmente, tramite “la Repubblica” e “l’Espresso”, che l’Ingegnere già di fatto controllava, “da falco a interlocutore privilegiato del partito Comunista”. C’è stato un capitalismo paracomunista, o viceversa. Prima del crollo naturalmente.

Memorabili anche le lettere da Ivrea del vescovo Bettazzi con Berlinguer e De Benedetti. Tutto fuorché la semplice onestà, del ruolo, dei proposti, dei mezzi o vie, tutto meglio al coperto.
Paolo Bricco, L’Olivetti dell’ingegnere (1978-1996), Il Mulino, pp. 432 € 20

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