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martedì 5 giugno 2018

Il Doge torna a Venezia, nel vuoto

Nel 1967, a 82 anni, Palazzeschi celebra in anticipo il suo ’68. Del resto, il ’68 era cominciato nel ’67, l’estate hippie. O nel ‘66, la rivolta di Berkeley, o nel ‘65, i provo, la minigonna e i capelloni - anche il ’63 non fu male: “Sexual intercourse began in nineteen sixty-three”, diceva Larkin, il poeta, quando si iniziò a scopare. Per la vena comica, surreale, che gli era propria – che in Italia non ha diritto di cittadinanza.
Il doge si affaccia per celebrare le nozze di Venezia col mare. In realtà si celebra “la vita vedova del suo doge”: Palazzeschi sceneggia il tema veneziano di Byron, “Childe Harold’s Pilgrimage” – di Byron prima del suo periodo veneziano, che molti vogliono un infognamento. Il Doge non può più sposare il mare, la cerimonia è una castrazione, il Leone non fa più paura, non nel Mediterraneo e neppure nell’Adriatico.
Venezia è già piena di turisti e di valige, i cavalli di san Marco s’involano tra le nuvole, il popolo formicola e ciacola. “Tutto nel mondo è burla”, Palazzeschi torna alla conclusione dei suoi primi anni: “Rivoluzione voleva dire uno scangeo come mai s’era visto l’uguale e dove tutto è lecito di fare”. Con grazia e festosità, con divertito distacco: “Il vuoto s’era realizzato per una forza fino allora del tutto sconosciuta”..
Aldo Palazzeschi, Il doge

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