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giovedì 7 giugno 2018

L’Italietta di pessimo gusto

Gozzano era un giovane vivace come tutti, e viveva il suo tempo. Quando scriveva in prosa, libero dalla poetica “gozzaniana”. Seppe raccontare anche l’India. Con arte, e anche con giustezza: i racconti del suo viaggio nel 1914, su “La Stampa” e poi in volume, “Verso la cuna del mondo”, sono una delle poche memorie italiane di viaggio buone, resistenti. E prese per la coda la lunga stagione della prosa verista, che va con la prima Italia, l’Italietta “bizantina” o “giolittiana” – di cui Tozzi faceva la summa con più vigore negli stessi anni di Gozzano. Un mondo di interessi per lo più, sordido, di doti, eredità, fallimenti, litigi. Che Gadda prolungherà ancora nel secondo dopoguerra. “l’Adalgisa”, “Accoppiamenti giudiziosi”.
Visse poco e cominciò a segnalarsi da ragazzo con racconti che mandava a varie riviste, di più a “La Lettura” e a “Riviera Ligure”. Prose sparse di cui Gozzano non si curava, raccolte postume in due volumi, “Laltare del passato” e “L’ultima traccia”, più quella dei racconti in forma di lettere dallIndia. È quindi arduo dire “tutti i racconti”, in assenza di un’edizione critica dell’opus gozzaniano. La raccolta premia la tenacia del curatore, Flaminio Di Biagi, che ha accolto il raccoglibile. Da raccolte già pubblicate (di Gozzano in genere si pubblicano insieme poesie e prose), più tre inediti in volume. Prose gradevoli: Gozzano, che lavorò per il cinema e voleva fare anche teatro, ha senso del ritmo.
Guido Gozzano, Tutti i racconti, Avagliano, pp. 444 € 17

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