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sabato 4 luglio 2009

Si squaglia a luglio la cordata Roma

Sarebbe divertente se non fosse una vergogna. Un caso di aggiottaggio spudorato, anche se su un titolo sputtanato, l’As Roma: i soldi si fanno anche sulle scartine, anzi soprattutto sulle scartine. Che per questo sfuggono all’attenzione della Consob – sennò per quale altro motivo? Per il secondo o terzo anno si dissolvono al caldo le voci avventurose di acquisto della Roma, dopo una girandola di acquisti e vendite del titolo scopertamente manovrata: due anni fa con la storia dei baroni russi, l’anno scorso con la storia di George Soros, figurarsi, quest’anno con quella di Flick, i baroni della Bmw.
Quella di un Flick, per essere precisi, quest’anno la commedia si è arricchita di doppi. Ci sono infatti Flick e Flick, come se uno dicesse “sono Agnelli”, e fosse un Agnelli di Bagheria. Anche il grande mediatore è quest’anno un doppio del vero: si è sempre parlato di studio Irti, intendendosi Natalino Irti, uno dei più affermati studi d’affari, e invece si tratta di un altro Irti. E, a pensarci bene, pure gli altri protagonisti potrebbero non essere loro: Unicredit, che fino alla scadenza del 30 giugno, del rateo del debito Italpetroli-Sensi, i padroni della Roma, faceva la voce grossa sulla cessione inevitabile, e l’1 luglio è scomparsa dalle cronache. Era Unicredit, la famosa banca? O Mediobanca, un istituto, peraltro di proprietà Unicredit, che si vuole dappertutto in Italia e i Sensi avrebbero incaricato di valutare le offerta d’acquisto, ma che nel caso è come se non ci fosse stata. E questo Irti, che non è Natalino, che per due mesi ha condotto sapiente e discreto il gioco, anzi tre, che di colpo se ne esce pazzo, dicendo che Totti ha rovinato la Roma e altre facezie del genere, non è che avesse una ultima operazione al ribasso da portare a casa?
Solo i giornali romani sembrano sempre i soliti, che tutti, con la sola eccezione di “Repubblica”, cavalcano ogni anno con gusto l’avventura. Sempre i soliti fessi. O sono parte del trucchetto? A gratis?

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