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giovedì 2 luglio 2009

Milano non si fida di D'Alema

Non è stato un trionfo, l’omaggio martedì a D’Alema dei milanesi che contano. Capitanati dai presidenti di Mediobanca e Rizzoli-Corriere della sera, Geronzi e Marchetti, ma con più assenze che presenze. E con presenze di controllori più che di supporter. C’erano il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, che ha portato il saluto del governatore della Banca d’Italia Draghi, l’ex ministro Padoa Schioppa, e alcuni ex banchieri, Modiano, Cesarini, insieme con i leader di Unipol e Monte dei Paschi, il braccio finanziario dell’ex Pci.
Non c’era Bazoli, che pure a suo tempo aveva molto pubblicizzato i suoi contatti con D’Alema (era il tempo in cui D’Alema incrementava i fondi alle scuole religiose), e questo significa che i vescovi lombardi sono perplessi. Non c’era nemmeno Passera, l’ad di Bazoli, che nelle stesse ore sceglieva il Centro di Montezemolo. Verso il Centro ora veleggia anche un compagno professo come Profumo di Unicredit, dopo la fusione tedesca. Altri partecipanti, Luigi Abete, Claudio Costamagna, Fabrizio Palenzona, sono notoriamente legati a Prodi. E sulla stampa lo schieramento dalemiano del “Corriere della sera”, confermato dal convegno, cui il giornale ha dedicato una pagina, è bilanciato dal sospetto perdurante di “Repubblica”, che ne ha fatto una cronaca acida.
Milano ha voluto riconoscere a D’Alema il ruolo politico conquistato con la rimonta ai ballottaggi. La città inoltre cerca altri punti d’appoggio, nell’ipotesi che Berlusconi si squagli. Ma o le banche si fidano poco di D’Alema - Mediobanca-Corriere della sera, o Geronzi-Perricone, possono poco a Milano in assenza di Bazoli. O in realtà puntano ancora su Berlusconi, fanno solo a suo riguardo un po' di snobismo senza conseguenze.

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