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domenica 26 agosto 2018

Il mondo senza Roosevelt


A Miami, Florida, il 15 febbraio 1933 Giuseppe Zangara, muratore disoccupato del New Jersey,  originario dell’Italia, sparò cinque colpi di pistola alla nuca del presidente eletto (per la prima volta) Franklin Roosevelt, in carica da soli due mesi, ma colpì il sindaco di Chicago Cermak che era al suo fianco.
Zangara era nato a Ferruzzano, in provincia di Reggio Calabria, nel 1900, aveva fatto gli ultimo mesi di guerra, e nel 1923 era emigrato, senza mestiere, con lo zio muratore negli Stati Uniti, a Chicago. Occupandosi come manovale nell’edilizia. Dal 1929, dopo soli sei anni, era cittadino Americano.  Piccolo (1,50) e magrolino, fu giudicato e giustiziato velocemente, il 20 marzo. Un record per una condanna a morte – è il motivo che ha spinto Picchi a studiarne il caso.
Il processo fu molto rapido, cinque giorni. E Zangara non fece impressione, neanche come attentatore. Fu condannato, perché aveva ucciso un uomo, senza attenuanti. Ma con un dubbio: se il suo obiettivo non fosse il sindaco di Chicago.
Morì gridando, pare: “Viva l’Italia! Arrivederci a tutti i popoli poveri ovunque!”. Ma non sapeva abbastanza inglese per dirlo. Ed era sconosciuto ai circoli anarchici. Al processo aveva sostenuto che il suo nemico non era il presidente neo eletto, ma i ricchi, i potenti, i colpevoli della povertà del mondo, e degli immigrati in specie.
Picchi ricorda che la vita beve di Zangara era stata segnata dalla morte della madre poco dopo la sa nascita, e dall’avviamento al lavoro a soli sei anni, senza un briciolo di scuola. Non era comunque politicizzato, nessuno gli aveva ma sentito un commento politico, sia pure violento. Mentre molti indizi, vangati successivamente, portano a una sua affiliazione alla banda di Frank Nitti, un boss di Chicago. Nitti avrebbe addestrato Zangara contro Cermak, un sindaco antimafia negli anni ruggenti della Chicago mafiosa, attorno al proibizionismo,
Picchi, avvocato, docente di diritto penale all’università della Florida, ne fa un caso di procedura giudiziaria: il giudizio lampo, in cinque giorni, troppo rapido per una condanna a morte, sia pure in flagranza di reato. Katia Massara, storica contemporaneista alla Unical, l’università della Calabria. ha tradotto e presentato la ricerca di Picchi già dieci anni fa.  
Zangara è citato di passaggio da Philip K. Dick in “La svasticva sul sole”. L’attentato di Zangara ha avuto successo, e gli Stati Uniti non sono mai usciti dalla crisi, non essendoci stato il presidente della ripresa economica, lasciando così Germania e Giappone padroni del mondo.
Blaise Picchi, Le cinque settimane di Giuseppe Zangara, l’uomo che avrebbe volute uccidere FDR, Klipper, pp. 274 € 20

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