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lunedì 27 agosto 2018

L'accoglienza si fa a casa, dei migranti

Menando vanto dell’accoglienza a 90 degli africani della “Diciotti” nelle sedi della Caritas, una luce sinistra la chiesa getta sui migranti. Sul commercio schiavista dei giovani africani, perché di questo si tratta, non c’è un cammino della speranza. Una luce sinistra perché proviene dai vescovi, non dalle inviate Rai, che non sanno e non s’informano, e parlano pappagallo.
In realtà i vescovi fanno poco, eccetto forse che a Cassano, le strutture Caritas sono appalti dello Stato. Benevolenti quanto si voglia ma non sono una soluzione: stanno lì per amministrare i 35 euro a immigrato che lo Stato paga ogni giorno, sul presupposto che sia un esule politico. Una miseria, attorno alla quale si è formato un business dell’accoglienza, e questo già  non è buono.
La Caritas non è una soluzione. Ma peggio è come vi si arriva, che i vescovi non possono non sapere. I vagabondaggi di ragazzi e ragazzini soli, a centinaia, a migliaia. Le tante troppe giovani sole. La filiera della delinquenza che alimenta e domina il fenomeno. O allora, perché vengono in massa, giovani femmine e giovani maschi, riducendosi a spazzare i marciapiedi per racimolare qualche centesimo, alla mendicità. O a prostituirsi, a spacciare, a rubare. O i più fortunati a lavorare per due euro l’ora dieci ore al giorno, e provvedersi di un tugurio, e del pane. Solo l’1 per cento scappa da situazioni di pericolo, per guerre o persecuzioni. Giovani che bene o male mangiavano anche nel bush. Male, ma non peggio delle mense caritatevoli, o delle tendopoli per stagionali. E non soli in terra straniera ma dentro la loro famiglia, la loro comunità, la loro lingua.
È assurdo dover ipotizzare che il fenomeno si alimenti per alimentare l’accoglienza. Ma è come se. Che i vescovi non lo sappiano o non lo capiscano, questo testimonia dell’impoverimento della chiesa. Ridotta alle furberie spacciate per francescanesimo.
Si distingue il cardinal Bassetti – se non è il suo intervistatore, Accattoli. Che sul “Corriere della sera” pone infine con chiarezza l’unica posizione buona in questo mercato schiavistico: “La nostra linea è quella dell’aiuto ai paesi di partenza dei migranti, e dei corridoi umanitari”. Bassetti sa che la Caritas non è una soluzione: “All’emergenza si fa fronte soccorrendo chi rischia di affogare o di morire di stenti, però occorre pensare più ampiamente la questione migratoria e farci fronte in maniera razionale e programmata”. I paesi europei che vogliono la manodopera africana a buon mercato debbono andare a cercarsela in Africa: aprire uffici di reclutamento, e fornire documenti validi, di identità e di viaggio, fornire un alloggio, sia pure povero ma decente, garantire l’autonomia, la personalità, di chi si avventura.
Non è difficile. Perché non si fa?

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