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giovedì 13 ottobre 2016

Il genio è inaffettivo

Rivisto, sembra di saperlo a memoria, talmente è schematico – corrivo? Semplice, unidimensionale: l’inaffettività del genio. Quando è stato abbandonato nell’infanzia - il genere Leonardo, Michelangelo, Shakespeare – ma non necessariamente. Più romantico che freudiano. Che Stern evidenzia nei profili jobsiani allungati, da gigante, ombra cinese stagliata su passerelle aeree, dondolante sugli sneakers molli. O con la mascella del Superman galattico, se in giacca e cravatta. Di cattiveria – spietatezza – senza maliconia, e senza residui.
Un inno, a suo modo. Si spiega che le sue due ore abbondanti siano state approntate in pochi mesi alla morte del Jobs vero.
Joshua Michael Stern, Jobs

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