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lunedì 25 febbraio 2019

A cavallo con Montaigne, scettico papista

Un viaggio in Italia che avrebbe potuto farsi meglio per Montaigne, con più soddisfazione, “a Cracovia o in Grecia per via di terra”. I Balcani meglio di Roma? Per Montaigne sì, perché di Roma sapeva tutto o quasi, “e non c’era lacchè che non fosse in grado di dare notizie su Firenze e Ferrara”. Questo nei programmi. Ma poi la curiosità fa tesoro anche dell’Italia, anche di Venezia e Firenze in un secondo momento, dopo un primo di delusione, e di Roma.
Montaigne viene in Italia per le acque, le cure termali. Ma di fatto per allontanarsi dalle divisioni religiose in Francia, acuite dopo la strage della notte di San Bartolomeo nel 1572. Fra settembre 1580 e novembre 1581 intraprende un tour europeo che lo porterà a Parigi e poi, “attraverso la Svizzera e la Germania”, che anch’esse fanno parte del titolo, in Italia – il viaggio interrompe alla notizia della sua nomina a sindaco di Bordeaux.
Montaigne, tentato a lungo dalla Riforma, ha deciso di restare nella chiesa, senza obiezioni, senza porsi dubbi, per un motivo politico: perché la ritiene una istituzione necessaria. Ma non smette lo spirito critico. Nel viaggio in Francia fino a Épernay e Plombières, poi in Svizzera a Basilea, Baden e Sciaffusa, quindi, via Costanza, a Augusta, Monaco, Innsbuck, il Brennero, ogni tappa o conversazione è segnata da discussioni in latino con ministri e teologi sui temi di fede controversi: predestinazione, ubiquismo, eucarestia, immagini, matrimon misti. A Épernay si fa spiegare da un gesuita già celebre, lo spagnolo Juan Maldonado, che è inutile dividersi su questioni teologiche. Vuole andare a Zurigo (non potrà perché c’è la peste) unicamente perché è città tollerante in fatto di religione – non va a Ginevra di proposito, per evitare il fanatismo. S’intrattiene a lungo compiaciuto a Basilea, perché può discorrervi con i tanti allievi di Sébastien Castellion, il fautore della tolleranza che celebrerà nei “Saggi”, di cui conservava in biblioteca il “Catechismo” e la “Disputa intorno alla presenza del corpo di Gesù Cristo nella cena”.
Per questi interessi, il motivo del viaggio si è ipotizzato potesse essere un tentativo di elaborare un progetto di pace religiosa. La stessa menzione di Cracovia, a Rovereto, subito dopo il passaggio in Italia, come meta preferibile, è legata a questa ipotesi: Cracovia come Basilea e Zurigo era rifugio degli emigrati per motivi di religione.   
Un altro motivo del viaggio è stato trovato nella compagnia. Montaigne era accompagnato dal fratello minore, il ventunenne Bertrand de Mattecoulon, di 27 anni più giovane, dal cognato, Bertrand de Cazalis, vedovo di sua sorella Marie, da un d’Hautois, gentiluomo lorenese, che non si sa chi sia, e dal diciassettenne Charles d’Estissac. Essendo il giovanissimo d’Estissac, maggiore di Montaigne in fatto di titoli, latore di missive del re Enrico III e di Caterina dei Medici, si è ipotizzato che la missione del viaggio fosse la sua, una missione diplomatica, a cui Montaigne si sarebbe aggregato. Ma la cronaca è di Montaigne. Tenuta per la prima parte, fino a metà soggiorno a Roma, febbraio 1581, da un segretario sconosciuto, assunto probabilmente a Parigi, e poi da Montaigne. Nella seconda parte in italiano, lingua allora veicolare del commercio e della cultura. 
Di fatto è un viaggio “per curare il mal della pietra e il male della Francia” - Fausta Garavini. Molte tappe, Plombières, Baden, Abano, Bagni di Lucca sono per le acque.Come cronaca di viaggio sembra superficiale, per il temperamento curioso e apparentemente  svagato di Montaigne, poco applicato. Se non nella riflessione. Di cui il viaggio abbonda, anche se con approssimazioni e superficialità. Montaigne è saggista colto e asistematico, è il suo appeal: osservatore, realista, e quindi soggetto a errori. La cucina tedesca dice migliore di quella italiana… - scambiando la presentazione, le strutture di accoglienza per viaggiatori, con la qualità dei cibi.  
Si viaggia a cavallo – “la postura in cui mi trovo meglio, sia da sano che da malato” (“Saggi”). A Bagni di Lucca, dove va per le acque – e organizzerà una festa campagnola… -, prende a scrivere in italiano, corretto. L’itinerario in Italia fa tappa a Trento, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Ferrara, Bologna, Firenze, Siena e Roma. Quindi Siena di nuovo, Bagni di Lucca, Firenze di nuovo, Lucca, ancora S iena e Roma, e il ritorno a tappe forzate, saputo della nomina, via Parma, Piacenza e Milano, verso il Moncenisio.   
Perente le discussioni teologiche, resta la curiosità per le novità tecniche, in ogni luogo visitato, compreso il girarrosto a Bressanone. Gli orologi a Basilea e Landsberg, i mulini ad acqua a Sciaffusa, i canali artifiali a Costanza e Augusta, i giochi d’acqa a Tivoli, il dispositivo idraulico per prosciugare le paludi nel retro-Versilia. Di ogni acqua sono registrate le caratteristiche, colore, temperature, sapori, usi terapeutici.
Un testo documentario. Ma con notevole verve narrativa. Specie a Roma. Le rovine lo deludono, la sua Roma stava in piedi. Ma vede e ne scrive molto. L’udienza papale alla Ridolini: due passi, genuflessione, benedizione, due passi, genuflessione, benedizione… Una circoncisione. L’esecuzione del bandito Catena. La corsa di Carnevale sul Corso. La messa papale, “affare di pompa più che di devozione” – con i vescovi, i cardinali e lo stesso papa seduti a conversare tutto il tempo del rito. L’esposizione delle teste di san Pietro e san Paolo, mostrati, “ancora con la carne, il colorito e la barba”, a san Giovanni in Laterano, “lasciando ogni tanto cadere una tenda dietro la quale sono le teste, l’una accanto all’altra, il tempo di recitare un’«Ave Maria», e subito rialzano la tenda”. Ha anche un colloquio col Maestro del Sacro Palazzo, per riavere indietro i “Saggi”, confiscati all’arrivo e censurati, con l’indicazione dei passi da emendare: l’elogio di Giuliano l’Apostata e di alcuni poeti eretici, la condanna della tortura, l’uso della parola “fortuna”, l’utilità per i giovani di aprirsi alle esperienze, la necessità di un’anima monda per una preghiera efficace – non ne terrà conto, ma dirà le sue mere opinioni. Uno scettico fedele.
Michel de Montaigne, Viaggio in Italia, Bur, pp. 534 € 13

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