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domenica 24 febbraio 2019

La giustizia è dei giudici

“Maggioranza degli elettori 5 Stelle per il no al processo a Salvini. Come il 26 per cento di chi vota per il Pd”, uno su quattro. Pagnoncelli testa con un campione allargato la consultazione online dei 5 Stelle e trova una conferma. Con la novità che anche nel Pd prevale lo sdegno per gli “atti dovuti” della Procura di Catania.
Si dirà che è il populismo anti-giustizia, ma perché i populisti non sarebbero i giudici, i primi e i più ringhiosi? Gente che lavora poco e male, la giustizia distorce a profitto proprio, e il suo dovere eleva alla passerella delle vecchie vamp da avanspettacolo.
Non ci sono solo i Procuratori, quello di Catania dopo quello di Agrigento, che cercano pubblicità e lavoro facile – attaccare un politico è meno faticoso e più remunerativo che perseguire un delinquente. Ora i giudici si arrogano il diritto di giudicare a prescindere, e anatemizzare chi osa criticarli. Va così in prigione per cinque anni, senza attenuanti, l’imprenditore che aveva subito una novantina di furti e ha sparato agli ultimi ladri, ferendone uno. E guai a criticare questa assurda disposizione, di giudici che pensano di fare carriera così in politica. Quando per un omicidio senza causa si condanna a meno, e comunque con le attenuanti. Che si riconoscono anche a delinquenti seriali.
La sentenza si vuole “esemplare” nella contesa politica in atto, per questo non criticabile. Poi dice che c’è il populismo, e la sinistra in particolare si squaglia.  
Questo per stare alla cronaca. Dietro la quale però non si può non ricordare che c’è l’enorme arretrato della giustizia in ogni sua forma. Di cui i giudici italiani si compiacciono, come segno di sovranità e motivo di onore, contro ogni dettato costituzionale e contro le stesse leggi procedurali – ogni procedura mirante a attualizzare la giustizia viene regolarmente sabotata con mille codicilli interpretativi. Il giudice italiano è il signore del giudizio, il suo sindacato non manca di ribadirlo a ogni sia pur lieve critica. Impune, per il potere di ricatto che i giudici si sono arrogati, con una stampa compiacente - scandalistica, complottistica.

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